Le Olimpiadi Televisive della vecchia Mamma RAI

Dopo l’indigestione di Olimpiadi (BOLT è il nuovo Messia dell’atletica leggera, un alieno!), con il petto gonfio di orgoglio per le medaglie vinte, ma intriso di tristezza per la fine dei giochi (seppur in una Cina dove la parola democrazia fa rima con quella utopia), è tempo di bilanci, anche televisivi! Personalmente, ho scelto quasi sempre EUROSPORT, con il nuovo canale in HD e devo dire che la loro squadra di giornalisti ed esperti, anche se andava in onda da Milano, era molto preparata e obiettiva, secondo il mio umile giudizio che, per quanto riguarda la RAI è molto vicino a quello di Aldo Grasso (lo potete leggere più in basso).

Ma prima… un bel pettegolezzo, tanto per non perdere il vizietto! Bye, Rex


CATTIVI PENSIERI
Balthazar per Vanity Fair

Metà del Parlamento s’interroga, fingendosi disinteressato alla risposta, se sia vera o no la favola d’amore sbocciata tra Michela Brambilla, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e Franco Frattini, ministro degli Esteri: “La coppia più bella del mondo”, secondo l’informatissimo Lino Jannuzzi.

Un’autentica passione che giustificherebbe – ad avviso di molti parlamentari, incrollabilmente saldi nelle loro convinzioni virilista – l’assenza del ministro dall’importantissimo vertice europeo sull’emergenza in Georgia. Addirittura.


LA PEGGIORE PERFOMANCE A PECHINO? E’ TARGATA RAI: CRONISTI RISIBILI O INADEGUATI, E SENZA CANALI SU CUI SPALMARE UN KOLOSSAL COME L’OLIMPIADE – PER FORTUNA PER IL 2012 I DIRITTI LI HA COMPRATI SKY….

1 - PERCHÉ LA RAI NON È AL PASSO CON I TEMPI
Aldo Grasso per il Corriere della Sera

«Ma ti sei reso conto di quello che hai fatto?». Ecco, in questa frase di rara inutilità (dopo 4 anni di duro allenamento, un atleta che vince una medaglia, possibile non si renda conto di quello che ha fatto?) si racchiude perfettamente il senso della spedizione Rai all'Olimpiade di Pechino. Nel dopo gara, Elisabetta Caporale si è avvicinata spesso al campione con l'aria del cronista che chiede a una persona che ha appena patito una tremenda disgrazia: «Cosa ha provato in quel momento?».

Purtroppo non è solo una questione di persone, di singoli (anche se...), di inviati o di commentatori sbagliati (anche se...); no, il problema è più generale e riguarda la Rai come servizio pubblico. Già l'esperienza degli Europei di calcio non è stata esaltante; come si fa, allora, a commettere gli stessi errori, mostrare la stessa inadeguatezza, farsi sbertucciare per tutta la durata di un evento così importante come l'Olimpiade?

Nonostante le ovvie difese d'ufficio del presidente Petruccioli, la situazione è complicata e rischia di aggravarsi. Quello che in maniera drammatica Pechino 2008 ha messo in luce è che la Rai non è più al passo coi tempi: le ragioni sono molteplici ed essenzialmente politiche (storicamente complicate da quella anomala situazione italiana che si chiama duopolio). Quindi non ci sentiamo di gettare la croce su nessuno e scriviamo queste note con profonda amarezza.

La carenza della Rai è prima di tutto una carenza tecnologica: non è più pensabile investire così tanto in diritti (era Antonio Marano il responsabile degli acquisti?) se non si hanno a disposizione diversi canali su cui spalmare un evento complesso e articolato come l'Olimpiade. Solo dopo le nostre critiche, la Rai ha cominciato a diversificare sensibilmente l'offerta tra il canale analogico e digitale, incorrendo inevitabilmente in alcuni errori di scelta, tipo la partita Argentina-Brasile.

La Rai deve finalmente prendere atto che esiste la concorrenza e che non opera più in regime di monopolio. Non si può mandare a Pechino un commentatore senza idee solo perché ti è stato «suggerito» da qualche politico e soprattutto molti inviati dovrebbero qualche volta perdere quell'arroganza o supponenza che deriva loro dall'imprinting del monopolio, quando, arrivato a occupare un posto, eri anche l'unico e nessuno ti metteva più in discussione.

In una situazione di concorrenza, un direttore agli ennesimi «risvolti umani» di un Carlo Paris o di un Claudio Icardi dice basta; all'ennesima battuta infelice o banalità mascherata di un prof. Dal Monte o di un Bartoletti dice basta. A rimetterci, sono i più bravi, i più scrupolosi che vedono rovinare il loro lavoro da un diffuso clima di provincialismo.

La cosa più fastidiosa delle telecronache Rai è l'insieme di tifo e contiguità che le rende obsolete e irritanti. Siamo tutti tifosi degli atleti italiani ma non per questo dobbiamo essere ciechi di fronte al resto del mondo; trasformare la telecronaca in incitamento (ahimè, succede anche su altre emittenti) è una scorciatoia sentimentale ma poco professionale. E poi, specie nei talk di approfondimento, viene fuori una vicinanza, una confidenza, quasi una dipendenza fra cronisti, atleti ed ex atleti davvero indisponente. Si cresce con il confronto, non con la complicità, non con la connivenza.

Il fatto triste è che se la Rai non cambia radicalmente e non ritrova la sua antica e apprezzata professionalità (lontano dalla politica), se non viene ridimensionata la Casta interna che la governa, si avvia inesorabilmente al declino. Come Alitalia.

2 - RAI, A PECHINO SBAGLIATA LA FORMAZIONE
Walter Siti per La Stampa


Insomma la Cina ce l’ha fatta, non è più aliena: la televisione ha dimostrato che sanno organizzare le stesse cose che organizziamo noi e che nutre i nostri stessi desideri. Consumare insieme affratella. Non come quei poveracci dell’India, che col loro miliardo e passa di abitanti e il Pil in aumento stanno però al 50º posto nel medagliere, e sembra che delle performance fisiche non gliene importi niente. Gente di cui diffidare, anche se nel passato sono stati la nostra matrice.

Ma come ha dimostrato la cerimonia di chiusura di Zhang Yimou, la vera dimensione è il futuro e il passato non importa più a nessuno. Rock americano, uomini volanti in tute luminose, acrobazie asiatiche e pirotecnie d'avanguardia. Una swinging London digitale ha scelto David Beckham come testimonial delle sue prossime Olimpiadi, alla faccia del dilettantismo.

Attendendo la cerimonia, Rai2 ci ha offerto la collezione completa dei servizi di Carlo Paris, volonterosi ma incapaci di superare la barriera del «colore» e della lacrima sul viso; l'indagine sociale limitata al contrasto tra l'arroganza dei grattacieli e l'umiltà dignitosa dei vicoli (la borghesia cinese non si fa trovare in casa?). La serie dei servizi finiva con l'oro di Cammarelle (che alla domanda se volesse anche lui donare qualcosa al Dalai Lama, fortunatamente ha risposto: «La vittoria la dedico a me stesso, perché sul ring i pugni me li becco io»).

Lo sport è ingenuo, e in questo consiste parte del suo fascino; «Ma sai - diceva Bragagna a Monetti durante la 20 km di marcia - che questi cinesi mi sembrano molto come noi?» e raccontava che si fanno fotografare mentre reggono in mano il fiaccolone dello stadio, come noi a Pisa fingiamo di reggere la Torre pendente. Pure ieri, durante la cerimonia, ha ribadito che i cinesi «sono buoni, o sono cattivi, come tutti gli altri abitanti del pianeta». Eh sì, la Cina ce l'ha fatta a farci confondere il globalizzato con l'universalmente umano.

A rifletterci un attimo, quel che colpisce è che per un'occasione così ghiotta e delicata la Rai non abbia messo in campo i grossi calibri del suo giornalismo televisivo. Dov'era Riotta? Forse perché siamo in agosto, o forse (più probabile) perché questo era un affare della redazione sportiva; in Rai la mano destra non vuol sapere quel che fa la sinistra, e quindi ogni discorso cruciale è condannato a rimanere frammentario. Comunque ormai è andata, la dirigenza non dovrà più scervellarsi sul problema Olimpiadi: per il 2012 i diritti li ha comprati Sky.

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