Funari mi manca...

Era un caciarone, ma Comunicatore come pochi. Mi manca la sua capacità di attirare l'attenzione di noi spettatori con i suoi lunghi monologhi e il suo stile "verace", diretto, senza fronzoli. Non so se acquisterò la sua biografia, ma resta il ricordo di un grande personaggio, oggi rimpianto. Bye, Rex


ESCE LA BIOGRAFIA POSTUMA, “IL POTERE IN MUTANDE” - LO SCOOP: “MI RITIRAI DA CANDIDATO SINDACO A MILANO PERCHÉ ERO L’AMANTE DELLA MOGLIE DI UN MINISTRO E VENNI RICATTATO” - "Berlusconi mi cacciò per ordine di Craxi"…

Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera"

Vivo fino alla fine. Un'esistenza incredibilmente ricca non è bastata a saziare la fame di sorprendere di Gianfranco Funari. A quasi un anno dalla sua morte, il suo spirito dissacratorio torna a farsi prepotente dalle pagine di "Il potere in mutande - Il dito nell'occhio della tv italiana", ultimo libro dello showman (con prefazione di Aldo Grasso), in libreria da oggi.

Funari Cover

Senza giri di parole, così come lui amava, Funari ha scelto di rivelare nelle pagine del volume perché decise di ritirare all'ultimo la sua candidatura a sindaco di Milano: «Ricevetti pressioni su chi avrei dovuto mettere in consiglio. E fui ricattato». Spiega: «Avevo un'amante. Era moglie di un ministro e amava scrivermi lettere d'amore. Durante la campagna elettorale trovai le fotocopie di tutte le lettere sul mio tavolo. Qualcuno mi stava chiedendo di togliermi di mezzo. Pagai un riscatto per avere gli originali».

Pare di vederlo Funari mentre, abbracciato alla telecamera (magari «alla due»), racconta con il suo sorriso sfacciato questo retroscena. E colpisce ancora di più se si pensa invece che scrisse il libro - aiutato dalla moglie Morena e da Alessandra Sestito, sua collaboratrice (che lunedì alle 16.30 discuteranno del volume con Grasso alla Facoltà di Scienze Politiche di Milano) - in un letto del reparto di terapia intensiva del San Raffaele di Milano, dove poi morì il 12 luglio del 2008.

E ora, eccolo di nuovo qui con questa, che più che una lettura pare un'ultima chiacchierata. Funari parte dai ricordi di bambino. Poi l'amicizia con Califano, le donne e la gioventù che da sola sembra un romanzo: prima pugile, poi rappresentante, quindi croupier per un gangster a Bangkok e cabarettista. Infine l'approdo al grande amore: la televisione. Alla fine degli anni Settanta su Telemontecarlo con «Torti in faccia» che sbocciò in «Aboccaperta».

Poi la Rai. Funari aveva già 52 anni: «Raidue mi chiamò per risolvere un problema: aveva più dirigenti che telespettatori». Il 1987 era l'anno di «Mezzogiorno è»: «Nonostante il boom di ascolti Giampaolo Sodano, direttore di Raidue, si liberò di me quando invitai Giorgio La Malfa del Partito repubblicano. E lì fui cacciato per la prima volta per motivi politici». Un destino da cui Funari era certo di essere perseguitato, «perché avevo messo i politici contro i cittadini». Non andò meglio a Mediaset (allora Fininvest), dove nel 1992 condusse «Mezzogiorno italiano».

«Avevo voglia di rivalsa su una Rai che avevo portato al 37% di share e che mi aveva cacciato». Anche nelle tv di Berlusconi, stessa grinta verso i politici. «I dirigenti se la facevano sotto». «Per rilasciare le concessioni tv i partiti chiedevano programmi che non mettessero in difficoltà i loro rappresentanti, al contrario di ciò che facevo io». E così, nel luglio del 1992 «venni liquidato in malo modo. Fui cacciato perché il mio programma dava fastidio». Nel libro ci sono i fax inviati a Berlusconi che portarono all'addio («Berlusconi mi cacciò per ordine di Craxi»).

Non mancano i giudizi tranchant. I reality? «A me fanno schifo. Pieni di parole inutili». Maria De Filippi? «Ha contribuito alla diffusione di trasmissioni che fanno 'parlare la gente'». Piero Chiambretti? «Splendido comico e conduttore. Quando ero suo ospite ha sempre fatto dire a me tutte le cose che non poteva dire lui. Lo considero il mio figlioccio con Enrico Lucci: l'ho adorato subito ». Ce n'è anche per Celentano: «Con 'Rockpolitick' ebbi l'impressione netta che qualche autore di Celentano guardasse il mio 'Extra Omnes'».

E poi il rimpianto per aver accettato la conduzione di «Apocalypse show», che segnava il suo ritorno in Rai dopo 11 anni: «Mi dissero che Funari non doveva fare Funari. Mi veniva tolta l'improvvisazione, la mia arma più importante. Commisi un grande errore». Infine il rammarico per «La Commedia Divina», ultima trasmissione che aveva concepito ma che non andò mai in onda. Nello show Funari s'immaginava defunto, intervistare dall'aldilà personaggi da collocare poi all'inferno, purgatorio e paradiso. Che lo stia facendo davvero?

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