Il Barbatrucco del Papi


Questo non vuole essere un blog monotematico, ho sempre cercato di rimanere bipartizan, ma non è colpa mia se ultimamente Silvio ci fornisce materiale imperdibile per critic... no, volevo dire per parlare di lui. Questa volta abbiamo scoperto un Barbatrucco e il Mago Silvan (che incautamente citò Silvio in uno dei suoi trucchi - trovate il video nel blog) resta di stucco, anzi... di cipria! Bye, Rex

Dopo i ritocchi e la chirurgia estetica, Berlusconi e il trucco della cipria
La foto del premier che si dà il fondotinta svela un Cavaliere segreto

Il fazzoletto magico del leader

di FILIPPO CECCARELLI


In una politica che vive di finzioni ogni disfunzione è un dono meraviglioso. In un potere che si ammanta di veli, ben venga dunque il disvelamento del fazzoletto-doppio fondo o tampone cosmetico di contrabbando, quel mirabile ritrovato con cui Berlusconi si trucca in pubblico facendo finta di asciugarsi il sudore.

Di questo si deve essere grati alla fotoreporter di Ap Alessandra Tarantino che con occhio di lince e micidiale tempismo, aggirando le schermature prospettiche che normalmente preservano il presidentissimo Berlusconi da qualsiasi possibile agguato fotografico, ha consegnato agli annali visivi della vita pubblica italiana l'esistenza di questo suo oggetto unico e straordinario: pezzuola di cotone con disco-batuffolo e velcro adesivo. Per meglio figurare in tv.
Esito garantito: "In pubblico - ha scritto Franco Cordero - compare sotto varie cosmesi, artefatto dai capelli ai tacchi, mentre lo schermo dei meeting presenta un enchanteur, giovane, magro, sorridente".

Ecco, rispetto a quanto generalmente si definisce "immagine" - che si tratti di apparenza, rappresentazione o messa in scena è più o meno lo stesso - nel corso dell'ultimo quindicennio il berlusconismo si è rivelato una scienza quasi esatta e la più elevata arte "del far credere".

Dalla calza sulla telecamera in poi, una o due generazione di giornalisti politici, ormai, si sono comunque esercitati a consacrare, spesso anche esecrandolo, quel tecnologico armamentario di trucchi, finzioni, artifici, mascheramenti e camuffamenti, ingegni e marchingegni da palcoscenico che ha mutato il volto del potere - rendendolo uno strano miscuglio di risorse tecnologiche e riemersioni arcaiche agglutinato dall'ideologia della pubblicità.

Sugli sviluppi di questo processo esiste una vasta letteratura, e a tratti pure divertente, se si pensa che una volta Berlusconi prese la mano di un giornalista e se la passò sul volto per dimostrare in corpore vili l'assenza di cerone (quel giorno lì). Documentabili leggende, acclarata mitografia, inaudite professionalità. La domestica addetta a cancellare ogni traccia di fondo tinta dagli apparecchi telefonici di villa La Certosa. Il beauty-case con pennello e cipria scovato nei bagni del Quirinale qualche ora dopo l'incarico. La ritrosia di Fini, visibile anche al termine del congresso fondativo del Pdl, a scoccare baci sulle dense gote del Cavaliere.

Il potere infatti è strano, e non da ieri. Racconta lo storico greco Senofonte che Ciro il Grande (morto nel 529 a. C.) "incoraggiò il trucco degli occhi per renderli più belli e l'uso dei cosmetici per far apparire la complessione più fine". Raccomandava anche, molto berlusconiamente, di non soffiarsi il naso in pubblico, né sputare per terra, né agitarsi troppo. Anche in mancanza di telecamere, il re doveva starsene fermo, mantenendo il contegno di chi "nulla poteva sorprendere".

Più o meno a questo scopo, coadiuvato dall'ottimo Gasparotti e da tutta una squadra di specialisti, il sistema di potere del Cavaliere si alimenta di sopralluoghi, distanze ottimali, altezze di sicurezza, sfondi predeterminati, inquadrature di favore (troppo grandi le orecchie, meglio dall'altra parte), arredi e ornamenti di vario genere. C'è un intero furgone, lanciato come in una fiaba sulla via della macchina illusionistico-persuasiva del presidente, un deposito mobile di lampade, pannelli, podietti, pedane, drappi, cuscini a maggior gloria del sovrano. Dai ritocchi grafici alla chirurgia estetica cui si è forse più di una volta sottoposto il leader a vita del Popolo della libertà, il moccichino imbottito di "terra di Siena" è una scintilla che rischia di accendere l'immaginario, ma proprio perché non doveva essere svelato.

In fondo ci si accontenta di poco. Gli arcana imperii, i più riposti segreti del comando cessano di esserlo se strombazzati ai quattro venti. Nell'era del visivo, va da sé, una foto, o peggio una sequenza o una galleria fotografica hanno il potere di mettere fuori gioco qualsiasi divinità protettrice del trucco o dell'inganno ottico, qualunque sublime e invincibile Trickster, perché la vita e realtà sanno anche prendersi gioco della vanagloria e dello spettacolo.

Da questo punto di vista è interessante notare come con una certa frequenza - e nel vuoto palese dell'opposizione - Berlusconi abbia la tendenza a farsi male da solo: come se avesse al suo interno l'antidoto, o qualche misterioso dispositivo vagamente auto-distruttivo. Di disvelamento in disvelamento, colpiscono certe sue evidenti e incomprensibili imprudenze. Pure al netto della rivendicata "visionaria follia", da qualche tempo sull'orizzonte del Cavaliere si scorgono e al tempo stesso si allineano frequentazioni arrischiate, strambe festevolezze, curiosi bigliettini, telefonate poi designate come "oniriche". E a parte tele Marzullo, il sogno ha parecchio a che fare sia con il potere che con i flussi della comunicazione. Al giorno d'oggi chi è costretto a confondersi con i mondi vitali dello spettacolo e delle merci, infatti, vince. Ma domani potrebbe inevitabilmente ritrovarsi nella condizione di un prodotto destinato all'oblio e alla consumazione.
Tutto questo sembrerà molto lontano dal fazzoletto per truccarsi di nascosto. Ma certe volte di fronte a una visibile sorpresa è anche difficile, oltre che noioso, far finta di nulla.

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