Questione di Cuore e Piede di Dio

E' tempo di rispolverare anche i consigli su film che meritano, a modesto parere di questo cineamatore de noantri, una visione. Se poi i film sono italiani, la cosa è davvero rara e ghiotta! Questione di Cuore di Francesca Archibugi è una commedia amara, uno di quei generi di cui l'Italia era maestra prima di specializzarsi in cinepanettoni! Albanese e Rossi Stuart uniti dal cuore del titolo, non si parla di sentimenti (almeno all'inizio), ma dell'organo muscolare: un infarto li fa conoscere in corsia e da quel momento parte una strana fratellanza, l'unica vera amicizia delle loro vite. Il sorriso è sempre a fior di labbra, come la percezione del dramma imminente. Notevole il cammeo di Verdone, nei panni di se stesso e più vero del vero! 
Consiglio numero due, Piede di Dio di Luigi Sardiello con un simpaticissimo ed espressivo Emilio Solfrizzi, storia di un talento calcistico impossibile da gestire scovato da un talent scout che investirà tutto per cercare di portarlo in un top team. Decisamente godibile anche per chi non è appassionato di calcio! Buona visione, Rex
Questione di cuore - La recensione di FilmTv
Uno sceneggiatore e un carrozziere diventano amici grazie ai loro infarti. Il capolavoro della regista di Mignon è partita
[ Italia, 2008, , durata 104'] Regia di Francesca Archibugi
Con Antonio Albanese, Paolo Villaggio, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Francesca Inaudi, Chiara Noschese

Piede di dio - La recensione di FilmTv
Scopre il nuovo Maradona e cerca di piazzarlo in una grossa squadra. Un piccolo affresco sull’Italia di (M)oggi
[ Italia, 2009, Commedia, durata 95'] Regia di Luigi Sardiello
Con Emilio Solfrizzi, Filippo Pucillo, Antonio Catania, Antonio Stornaiolo, Elena Bouryka, Rosaria Russo,Louis Molteni, Angelo Argentina






Questione di cuore - La recensione di FilmTv
«Io sono neorealista». «Pensavo stronzo». Due pensieri, due mondi. Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart. Alberto, sceneggiatore “costretto” a vivere nel centro di Roma per lavoro. E Angelo, carrozziere con la fissa delle auto d’epoca, abitante con l’adorata moglie (Micaela Ramazzotti) e i figli in una di quelle periferie della Capitale che non sai bene se inesorabilmente degradate o ridimensionate in piccoli angoli di un paradiso urbano dove la gente si conosce e ancora si saluta. A unire i destini lontani e antitetici dei due ci si mette il cuore, sede dell’organo muscolare cavo a forma di cono situato nella parte mediana della cavità toracica, con l’apice rivolto a sinistra, centro motore dell’apparato circolatorio, ma sede anche (soprattutto?) degli affetti, dei sentimenti e delle emozioni, che nella stessa notte comincia a fare i capricci, a non funzionare più come dovrebbe. Notte inquieta, vissuta da Alberto come molte altre, a guardare un pazzo che spara agli uccelli. E da Angelo come un’attesa di un qualcosa che ha sempre saputo un giorno accadesse. Si ritrovano nell’unità coronarica uno a fianco all’altro, spaventati subito terrorizzati dopo, quando una vecchia muore, a pochi passi dai loro letti. Nasce un’amicizia speciale, una complicità insperata. E una nuova vita, un nuovo mondo riposizionato sulle piccole grandi cose di una quotidianità dimenticata. «Professione?». «Sceneggiatore». «Libero professionista?». «Ma che libero, scrivo per altri». Le curiosità di un uomo che ha ereditato dal padre caratteristiche genetiche che non promettono niente di buono entrano dolcemente nella sfera confusa e ironica di un altro uomo che inventa storie, di un cinema italiano in attesa di una rinnovata speranza (esilarante la scena nell’ospedale con Verdone, Sorrentino, Luchetti e Virzì - nei panni di se stessi - in visita al loro amico: la storia è tratta dall’omonimo romanzo di Umberto Contarello, autore di numerosi copioni, tra i quali La stella che non c’èVesna va veloce... ). Alla fine qualcuno potrebbe avere il sospetto si sia trattato di un sogno, di una delle tante storie di Alberto. Ma non importa molto. Importa, invece, che Francesca Archibugi abbia finalmente realizzato il suo capolavoro. Un film quasi perfetto, interpretato benissimo, e abitato da quell’altra cosa che custodisce il cuore. L’amore.




















Piede di dio La recensione di FilmTv











Dopo la mano (Diego Armando Maradona), ecco il piede (un 18enne dalle sembianze di un ragazzino per colpa di un trauma paterno). Entrambi sotto l’egida di Dio, naturalmente. In un mondo, quello del pallone, una volta tanto vivisezionato in sottrazione, con pudore, senza facili moralismi e chiacchiericci da bar. Michele Corallo è un osservatore, uno che lavora per le grandi squadre sulle tribune dei campetti di periferia (nella fattispecie nel Salento) nella speranza di scoprire il prossimo Maradona (appunto), il nuovo Garrincha, il futuro Pelè. Inciampato per caso nel bizzarro Elia (col pallone veramente un Dio, con il resto in piena Zona Cassano prima della cura Samp), convince la madre a firmare una procura decennale e torna a Roma (dove abita) con il figliol prodigo per cercare di organizzare un provino davanti a chi veramente conta. Lui, infatti, è una mezza calzetta, indebitato fino al collo, e fidanzato con una sorta di wag in progress, una di quelle mogli potenziali che sognano la carta di credito illimitata e un’apparizione in qualche reality show. L’esordiente Sardiello, insomma, che scrive e dirige, punta - attraverso la vicenda sportiva - al piccolo affresco sull’Italia di (M)oggi (la vicenda si svolge durante le settimane dello Scandalo Calciopoli) e, senza urlare, qualche graffio riesce a lasciarlo. Con un Solfrizzi in forma campionato.

Post più popolari