La Crisi al Verde


Come trasformare la crisi in un'occasione per ripulire l'aria e investire nelle nuove tecnologie! Il tasso di anidride carbonica in Europa è crollato vertiginosamente, smentendo tutte le previsioni e gli accordi presi a livello UE da politici e industriali, da sempre reticenti ad impegnarsi per l'ambiente. Intanto nuove tecnologie avanzano spedite e ci permetteranno di ottimizzare quell'energia che dovrà essere necessariamente sempre più "pulita". Due approfondimenti da La Repubbilca, take a look! Bye, Rex 

Europa, l'aria è più pulita, crollano le emissioni nocive

I sorprendenti dati dell'Agenzia per l'ambiente: anche a causa della crisi l'anidride carbonica è diminuita del 17,3. A un passo dall'obiettivo del 20% nel 2020 considerato irrealistico da Berlsuconi e Confindustria

Invenzioni eco-sensibili: è il green tech italiano

Frigoriferi intelligenti che "dialogano" con la rete elettrica, turbine per sfruttare l'energia delle maree, sistemi solari termodinamiciviaggio nell hi-tech verde italiano. Che, quasi sottovoce, esportiamo in tutto il mondo

Europa, l'aria è più pulita, crollano le emissioni nocive

I sorprendenti dati dell'Agenzia per l'ambiente: anche a causa della crisi l'anidride carbonica è diminuita del 17,3. A un passo dall'obiettivo del 20% nel 2020 considerato irrealistico da Berlsuconi e Confindustria

Un obiettivo irrealistico, costosissimo e catastrofico per la nostra economia. Erano queste le lapidarie definizioni con cui poco meno di due anni fa governo Berlusconi e Confindustria boicottarono l'approvazione della direttiva Ue 20-20-20 per ridurre le emissioni di anidride carbonica e incrementare efficienza energetica e fonti rinnovabili. Alla fine la Commissione Europea riuscì comunque ad imporsi e oggi gli ultimi dati sembrano dare ragione alla perseveranza di Bruxelles. La violenta campagna di opposizione lanciata dal premier e dalla presidente degli industriali Emma Marcegaglia sosteneva che tagliare le emissioni di CO2 del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 fosse un impresa titanica che sarebbe costata all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Inoltre avrebbe innescato una fuga di molte produzioni energivore (cemento e acciaio innanzitutto) verso nazioni prive di vincoli ambientali.

Oggi, secondo quanto certifica l'Agenzia europea per l'ambiente, quell'obiettivo è a un passo dall'essere stato raggiunto sebbene alla scadenza manchino ancora dieci anni e di questo bagno di sangue si fatica a trovare tracce. Grazie naturalmente anche all'indesiderata complicità della recessione, stando ai dati diffusi dall'Aea, nel 2009 le emissione dell'Ue a 27 sono scese a -17,3 rispetto al 1990. Impressionante il calo registrato nel corso di un solo anno con un -6,9% rispetto al 2008. L'Agenzia è convinta però che la crisi sia solo una delle ragioni che hanno portato al crollo nei consumi energetici e che un'eventuale ripresa economica porterebbe a cali meno vistosi nelle emissioni, ma difficilmente a un'inversione di tendenza. "È vero che la recessione ha contribuito a far scendere le emissioni (specie nei Paesi che non hanno fatto quasi nulla e non hanno una strategia, come l'Italia) - commenta Maria Grazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf - ma le emissioni europee scendono da diversi anni, anche prima della crisi. L'economia si riprenderà proprio grazie alle nuove industrie a bassa emissione di carbonio, e non agli inquinatori del passato". "Ci auguriamo - aggiunge - che l'Italia colga questa opportunità, anche industriale, e non svolga sempre il ruolo di chi si oppone all'avanzamento dell'obiettivo per nascondere l'inazione in casa propria: è ora che la nuova economia low carbon assuma un ruolo trainante anche da noi".

Sul tappeto c'è infatti la proposta - sostenuta innanzitutto dai big Francia, Germania e Regno Unito ma avversata da Roma - di portare l'obiettivo della direttiva europea per il 2020 a un taglio del 30%. Un ambizione che appare decisamente più adeguata agli ottimi risultati registrati sin qui e che il Wwf vorrebbe si spingesse fino al 40%. "Con riduzioni già ora del 17,3% - sottolinea Midulla - l'idea che l'Europa tagli le emissioni solo del 20% per il 2020 è ridicola, vorrebbe dire smettere di ridurre le emissioni e aspettare il 2020 a braccia conserte. Occorre innalzare l'obiettivo europeo al 40%: questo è in linea con quanto necessario per evitare pericolosi cambiamenti climatici e porterebbe enormi benefici alla popolazione e all'economia dell'Europa, offrendo un reale impulso all'innovazione tecnologica".

Invenzioni eco-sensibili: è il green tech italiano

Frigoriferi intelligenti che "dialogano" con la rete elettrica, turbine per sfruttare l'energia delle maree, sistemi solari termodinamiciviaggio nell hi-tech verde italiano. Che, quasi sottovoce, esportiamo in tutto il mondo

SE CERCATE un po' di futuro, provate a guardare nel frigo. Potreste scoprire che non solo è meno peggio di quanto siamo soliti immaginarlo, ma potrebbe persino parlare italiano. Anche in quello che viene puntualmente fotografato come un paese con lo sguardo rivolto all'indietro, riescono infatti a farsi strada eccellenze nelle nuove tecnologie amiche dell'ambiente che il mondo ci invida. Una delle più affascinanti riguarda proprio l'elettrodomestico che abbiamo tutti in casa, destinato a trasformarsi da semplice apparecchio per conservare il cibo in una "creatura" intelligente in grado di dialogare con la rete elettrica.

Il primo esperimento a livello mondiale per testare le potenzialità di questa idea è in corso dall'inizio dell'anno in Gran Bretagna dove la NPower, la seconda utility per importanza nel Regno Unito, ha deciso di capire se è possibile gestire meglio la domanda di elettricità già prodotta piuttosto che costruire nuove centrali. Per farlo si è rivolta all'italiana Indesit, ritenuta la più adatta a fornire frigoriferi dotati di tecnologia Ddc, un sistema per gestire l'equilibrio dinamico tra l'energia generata e l'energia utilizzata.

"Trecento famiglie inglesi hanno in casa gratuitamente questi particolari frigoriferi", spiega Adriano Mencarini, direttore Innovazione e Digital Design di Indesit . "Gli elettrodomestici tengono sotto controllo la frequenza di rete e adeguano le proprie esigenze energetiche, riducendo o ritardando automaticamente i consumi nei momenti di picco di richiesta". Un "cambio di marce" che avviene ovviamente sempre senza mettere a repentaglio la conservazione della giusta temperatura. "Merito di un algoritmo ideato al Mit di Boston e commercializzato dalla società britannica RLTec che noi - precisa orgoglioso Mencarini - siamo stati capaci di perfezionare e adattare ai nostri prodotti".

Se come tutto lascia sperare l'esperimento britannico darà risultati positivi, è facile immaginare i vantaggi competitivi che avrà Indesit sul mercato mondiale. Un successo che non è arrivato per caso, ma attraverso una tenace politica di attenzione alla ricerca e allo sviluppo, strategia che difficilmente delude. Per trovare un altro caso emblematico basta infatti spostarsi da Fabriano, varcare il confine con l'Umbria, e arrivare a Massa Martana, sede della Angelantoni. L'azienda nel 2004 si è aggiudicata la gara per produrre i tubi ricevitori per centrali solari termodinamiche progettati dall'Enea durante la gestione del premio Nobel Carlo Rubbia. A differenza del fotovoltaico, questo modo di sfruttare l'energia del sole prevede lunghe file di specchi a parabola che concentrano il calore su tubi al cui interno scorre olio che portato a temperature di circa 400 gradi trasforma l'acqua in vapore per alimentare delle comuni turbine. "Noi invece rivestiamo i tubi con uno speciale film che permette al ricevitore di arrivare fino a 550 gradi", racconta l'amministratore delegato Federica Angelantoni. "A questa temperatura - sottolinea - anziché l'olio è possibile usare i sali fusi, più sicuri, più sostenibili ambientalmente e in grado di conservare il calore più a lungo, permettendo alla centrale di funzionare anche per diverse ore dopo il tramonto del sole".

Questi speciali tubi hanno conosciuto il loro battesimo operativo qualche settimana fa nella centrale Enel di Priolo, ma hanno già convinto un colosso come la Siemens che si è precipitata ad acquisire il 45% dellaArchimede Solar Energy , la società controllata da Angelantoni che li fabbrica. Del resto, come ricorda Federica Angelantoni, "quello del solare termodinamico si annuncia come un mercato vastissimo e al momento la nostra maggiore preoccupazione è riuscire a realizzare il prima possibile il nuovo stabilimento in grado di produrre le quantità necessarie a soddisfare le richieste che già iniziano ad arrivarci".

Dalla forza del sole a quella del mare. Made in Italy saranno anche i primi tentativi di portare l'elettricità ai villaggi degli arcipelaghi di Indonesia e Filippine sfruttando l'energia delle correnti. Grazie ai coinvolgimento dell'Unido, l'agenzia delle Nazioni Unite per la Promozione Tecnologica e degli Investimenti, per ottobre è attesa l'inaugurazione dell'impianto di Lombok al quale ne seguirà un secondo nelle Filippine. In entrambi i casi sono state scelte le turbine ad asse verticale Kobold, realizzate dalla siciliana Ponte di Archimede  sulla base delle ricerche effettuate dal Dipartimento di Progettazione Aeronautica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. "Ma di nomi di nuove imprese che stanno portando all'estero la conoscenza italiana nel campo dell'innovazione ambientale - dice Arturo Lorenzoni, direttore di ricerca dello Iefe della Bocconi - se ne potrebbero fare molti altri: Santerno, Bonfiglioli, Saip, Baccini. Purtroppo sono semi che fanno fatica a germogliare in un terreno che la politica non coltiva come dovrebbe, creando reti e servizi per farli crescere aggregandosi e facendo sistema".

di VALERIO GUALERZI per la Repubblica

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