La Coppia Senza Fine

Doppio corsivo di Massimo Gramellini su Sandra e Raimondo e la sublimazione della Coppia nel 'Noi'. Buona lettura, Rex
La coppia senza fine
Ieri Sandra Mondaini e Raimondo Vianello hanno finito di morire. Avevano cominciato cinque mesi fa, quando si era esaurito il polo maschile della coppia.

Tombe separate
E adesso come la mettiamo, noi romantici? Dopo aver sciolto inni all’amore della coppia Mondaini-Vianello, ci tocca prendere atto che la signora ha chiesto di essere sepolta a Lambrate vicino alla mamma, invece che a Roma accanto al marito. E non per colpa della burocrazia, come hanno subito sperato gli increduli, ma per volontà esplicita della defunta, raccolta dalla badante filippina.
La coppia senza fine

Ieri Sandra Mondaini e Raimondo Vianello hanno finito di morire. Avevano cominciato cinque mesi fa, quando si era esaurito il polo maschile della coppia.
Da quel momento la conclusione era nota: nessuna pila può funzionare con un polo solo. La salute precaria dell'attrice ha accelerato l'opera di ricongiungimento, altrimenti dovremmo concludere che chi sopravvive al proprio coniuge non lo abbia amato davvero. Eppure molti di noi conservano nell'album di famiglia una storia simile. Nel mio c'è una nonna romagnola che comandava il marito a bacchetta ed era così anticonformista nei gesti e autonoma nei giudizi che quando il nonno se ne andò a poco più di sessant'anni, tutti pensarono che per lei sarebbe stato l'inizio di una seconda vita. Invece l'anno dopo lo aveva già raggiunto nel paradiso dei borbottoni. Evidentemente era quell'uomo a trasmetterle l'energia che le serviva per tiranneggiarlo, ma anche per amarlo con una purezza che di rado mi è poi capitato di riscontrare altrove.
Sandra e Raimondo - i veri divi televisivi non possiedono cognomi - hanno recitato a beneficio di un intero popolo la storia autentica dell'Amore Possibile, che non è mai un'emozione violenta e fuggevole, come nelle pubblicità, ma un sentimento lento, difficile, a tratti noioso («che barba che noia!») e però capace di creare una realtà nuova. Il Noi. Occorre fare chiarezza su questo punto, perché il romanticismo deteriore lo ha spolpato di senso. Creare il Noi di una coppia non significa distruggere i due Io che la compongono, annullandoli fino all'abbrutimento. Anzi, il Noi cresce e si fortifica solo in quelle unioni dove le individualità conservano intatta la loro forza. Il Noi non sostituisce gli Io. Li affianca. E' una terza entità autonoma e non va confusa neppure con i figli, tanto è vero che prospera in moltissime coppie sterili: Sandra e Raimondo ne sono una prova.
Gli amici dell'uno o dell'altro osservano il Noi dall'esterno e ne danno quasi sempre un giudizio negativo. Sembra loro che nella fusione i due Io ci abbiano rimesso troppo. Gli estimatori di Hillary Clinton, per esempio, considerano Billary (il Noi) una zeppa messa lì per rallentarle la vita. E quelli di Vianello imputavano a Sandra & Raimondo (il Noi) la mortificazione professionale dell'attore, destinato a diventare il Peter Sellers italiano se l'incontro con una donna che era l'esatto opposto della milanese radical-chic non ne avesse deviato il talento verso i facili denari della televisione berlusconiana. Ma è sbagliato giudicare il prossimo imprestandogli le proprie nevrosi. Se una coppia resiste nel tempo, specie in un tempo come questo governato dal demone della precarietà, significa che ha trovato un equilibrio sano. Ha sublimato le sue emozioni in sentimenti. Lungo le montagne russe della convivenza, quella coppia potrà litigare, tradire. Potrà persino lasciarsi. Ma non troppo a lungo e mai fino al punto di spezzare il cordino invisibile che la tiene insieme: il Noi che le tradizioni spirituali, religiose e no, indicano come il traguardo verso cui tendono naturalmente tutti gli esseri umani. Anche quando lo negano. Perché l'unità di Uomo non è l'uomo. E' la coppia. E nel loro piccolo, che poi tanto piccolo non è, gli sketch di Sandra & Raimondo saranno sempre lì a ricordarcelo.


Tombe separate
E adesso come la mettiamo, noi romantici? Dopo aver sciolto inni all’amore della coppia Mondaini-Vianello, ci tocca prendere atto che la signora ha chiesto di essere sepolta a Lambrate vicino alla mamma, invece che a Roma accanto al marito. E non per colpa della burocrazia, come hanno subito sperato gli increduli, ma per volontà esplicita della defunta, raccolta dalla badante filippina.

Possiamo raccontarci la favola che la badante sia una strega che va in giro a rovinare le favole altrui. Però questi sono i fatti e, se non una spiegazione, esigono almeno delle supposizioni. Ipotesi pettegola: non lo ha mai sopportato, il loro matrimonio messo di continuo in scena era una messinscena. Ipotesi leghista: lei era così milanese che non se l’è sentita di trascorrere la vita eterna nella città eterna. Ipotesi raimonda: le tombe separate sono una fantastica battuta per finire lo spettacolo, gliel’avrà sicuramente lasciata scritta lui. Ipotesi esistenziale: dopo averlo sopportato per cinquant’anni e cinquemila sketch, ha deciso di far tirare il fiato almeno alle sue ossa, nell’attesa di reincarnarsi in un amore ribaltato dove sarà lei a guardare le partite e lui a sbuffare «che barba che noia». Ipotesi filiale: giunta al momento supremo, ha sentito irresistibile il richiamo delle origini e quindi della madre. Di tutte, la mia preferita è l’ipotesi raimonda. Ma la più probabile è l’ultima: se non si diventa genitori, si rimane figli. E comunque in punto di morte non ci si sente vecchi ma bambini.

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