Nostalgia Canaglia e Torcicollo Emotivo

Diceva Charlie Chaplin:
"La giovinezza sarebbe un periodo più bello se solo arrivasse un po' più tardi nella vita. "
Sarà vero, ma questa nostalgia che a volte ci assale è pericolosa e dannosa se ci inchioda al passato e a speranze mai sbocciate. Vivere al meglio il presente, scorgere nuovi orizzonti e fissare altri traguardi, questa è la chiave per rimanere giovani.
Un graffiante (as usual) corsivo di Gramellini su La Stampa parla proprio di questo fenomeno (leggi: Facebook) e la sua conclusione è da condividere senza riserve. Buona lettura, Rex

Trent'anni dopo (MASSIMO GRAMELLINI)
Com’è successo o potrebbe succedere a molti di voi, stasera parteciperò alle commemorazioni per il trentennale della maturità. Ero eroicamente sfuggito ai fasti del decennale e del ventennale. Ma questo terzo raduno di reduci della versione di Tacito (il voto standard era «dal 3 e 1/2 al 4--»: avevamo un prof creativo) non ho alcuna intenzione di perderlo. Ormai sono abbastanza vecchio per sentirmi giovane e non aver paura di fronteggiare i ricordi. Prima non ci riuscivo, proprio perché soffrivo di torcicollo emotivo, il male neanche troppo oscuro della nostra epoca.

Quel rimanere perennemente affacciati all’indietro, intenti a rimpiangere qualcosa che non c’è più e che comunque, quando c’era, non apprezzavamo affatto. La nostalgia estemporanea è un lubrificante del cuore. Ma la nostalgia cronica è un trucco del cervello per non andare mai avanti. Di quella fatidica notte prima degli esami, cominciata allo stadio dove Dalla De Gregori e Ron cantavano «cosa sarà che ti fa morire a vent’anni anche se vivi fino a cento» e albeggiata sui libri in compagnia di una flebo di zabaione, una cosa sola rimpiango: il senso di prospettive illimitate che, sia pure in modo caotico, avvertivo dentro di me. Poi venne il giorno. E venne il tema, incentrato su una frase di Goya: «Il sonno della ragione genera mostri». Impiegai mezz’ora a scriverlo e tre ore a trovare la chiusa. Oggi ci metterei di meno. «Il sonno della ragione genera mostri, ma quello del cuore, inteso come capacità inesausta di indignarsi e meravigliarsi, produce lamentosi sonnambuli: sveglia, ragazzi!».

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