South Park: i numeri uno!

Ho scoperto South Park da un anno e non riesco più a fare a meno delle esilaranti e intelligenti avventure dei 4 ragazzi che considero a tutti gli effetti degli Amici Inseparabili!
Sono scorretti, cattivi, alternativi, sputtanatori e soprattutto VERI: tutta roba che la TV di plastica evita di trasmettere e se dicono qualche parolaccia di troppo... chissenefrega! Evviva la fantasia, evviva la libertà di dire tutto quello che si pensa. Bye, Rex

FERMI TUTTI! ritorna in Italia con una nuova serie 'SOUTHPARK', il telefilm che cambia i connotati della vostra intelligenza - Occorre Vendere l'anima al diavolo per essere sempre liberi di offendere chiunque - non si deride solo il Vaticano o gli ebrei, ma anche gay e Obama....

Francesco Pacifico per "Il Riformista"


Ora che avete le orecchie piene della parola più brutta mai spacciata dai giornalisti italiani - killeraggio - vi chiedo di ripensare a un altro grande classico del giornalese, una parola che non riguarda la politica ed è il passepartout del recensore pigro: irriverente.

South Park

Ho compiuto tredici anni nel Novanta quindi non so se ho capito bene la storia della fortuna dell'aggettivo irriverente, ma mi sembra si sia diffuso insieme all'arrivo in Italia di politicamente corretto. Devo supporre che la fortuna di irriverente riferito a commedia, artista e simili sia contemporanea alla mia adolescenza, quell'era, gli anni Novanta, il cui lascito televisivo-cinematografico principale è stato il frullatore narrativo del citazionismo, della violenza e della volgarità. Clerks, Pulp Fiction, Tutti pazzi per Mary, i Simpson.

L'uso dell'aggettivo irriverente per lodare queste opere e le schiere di epigoni ha il potere di annullare ogni altro argomento. Sarebbe come dire di un disco inciso in quello stesso decennio: «È distorto». In molti casi irriverente ha aiutato la diffusione di opere divertenti quanto inutili, e siccome è un aggettivo che appiattisce, che sposta l'attenzione sulla sola operazione da giullari di sbeffeggiare i re, ossia in qualche modo più sull'approccio e le intenzioni che non sulle qualità dell'opera, come innalza roba mediocre sulla base di un principio quasi politico invece che narrativo, può livellare verso il basso il giudizio su opere importanti. È come se l'irriverenza fosse un genere al pari del noir o del poliziesco o peggio ancora del poliziottesco, e dunque costringesse opere giudicate tali a diventare, ineluttabilmente, di genere.

South Park

È quanto è capitato al mio cartone animato preferito: South Park. A furia di aggettivi come scorretto, irriverente e cattivissimo, i giornalisti propalatori dell'intrattenimento intelligente l'hanno costretto a rimanere per più di un decennio nella nicchia del genere provocatorio invece di diventare un classico della cultura popolare alla pari - come comprensione del presente - di Steven Spielberg o i Radiohead.

Nato alla fine degli anni Novanta, South Park - dal nome del paesino del Colorado in cui è ambientato - racconta le avventure più o meno immaginarie, a base di alieni, cinesi o insegnanti transessuali, di un gruppetto di bambini: Cartman, un ciccione antisemita con madre single di facili costumi che lo vizia; Kyle, ebreo molto sveglio e tormentato dal bambino ciccione; Stan, figlio di padre ex hippie testa calda; Kenny, bambino poverissimo con genitori white trash, che per qualche strano motivo muore spesso e quasi sempre resuscita nella puntata successiva come nulla fosse accaduto...

Le maglie della realtà qui si aprono continuamente non solo per riportare indietro i morti, ma anche per qualche visita in paradiso, all'inferno, su altri pianeti, o per far entrare altre forme di vita, mostri, e le lenti narrative cambiano di continuo per trasformare i bambini in guerrieri dei videogiochi o dei cartoni animati o di Guitar Hero, e la politica nazionale e internazionale trova sempre modo di passare per il Colorado in modo che il paese possa esprimere le sue preferenze, farsi plagiare, o andare nel panico.

Stone & Parker

South Park è un incredibile caso di irrilevanza per irriverenza. Per quanto mi riguarda dovrebbe essere il primo strumento per conoscere l'impero americano dall'Italia: più di Jon Stewart, del Saturday Night Live, di David Letterman, dei Simpson, di Sex and the City. La sua relativa sfortuna in Italia mi pare dipenda dal fatto che fu lanciato come non plus ultra del volgare e dello scandaloso.

Ma i creatori di South Park, Trey Parker e Matt Stone, al di là dello scandalo hanno sempre cercato di dar vita a un mondo coerente che facesse dire agli spettatori: Ecce homo!, ossia il solito scopo dell'arte su cui anche mia madre sarebbe d'accordo (certo, per farlo erano partiti soprattutto dallo spirito dei Monty Python, quindi non è che avessero in mente di girare Heimat, diciamo). Il loro intelligentissimo cartone animato è stato costantemente considerato pura provocazione, e messo nel generone dell'irriverenza insieme a scemenze come i Griffin.

Per i giovani brillanti degli anni Novanta la volgarità e l'affronto erano come flanger & distorsore sulla chitarra dei Pixies o dei Nirvana - una cosa naturale che ad orecchie non allenate sembrava insopportabilmente forte. Quando Kurt Cobain registrò in versione acustica le canzoni dei Nirvana per MTV, improvvisamente tutti notarono che quelle canzoni rumorose contenevano un'anima, una struttura, perfino una bella melodia e tanta tanta sensibilità che piace alle zie.

Impossibile fare lo stesso con South Park, perché mentre la musica è una questione di emozioni, mentre un prodotto come South Park parla soprattutto alla tua intelligenza. Ora che ritorna in Italia con una nuova serie, voglio fare il mio dovere di fan e cercare di guadagnare un nuovo pubblico alla serie. Per questa ragione ho preparato un argomento di interesse generale, eccolo qua: Umorismo, ironia e satira sono un patrimonio quasi indiscusso della sinistra, o, tradotto in americano, dei democratici. Sembra che la destra abbia un umorismo un po' troppo gretto e poco illuminista. Bagaglino vs Avanzi, Benny Hill vs Monty Python. D'altra parte non si capisce perché un idealista che spera davvero di cambiare la società debba servirsi dell'umorismo in modo onesto ed equilibrato. Nella satira civica-civile-responsabile di Avanzi, Pippo Kennedy Show, Saturday Night Live, Jon Stewart, si sente troppo spesso che chi fa la battuta è anche un animo nobile, ossia è paternalista.

South Park invece - ta-dah! - è l'unico programma comico che è stato accusato dai repubblicani di essere immorale e dai democratici di essere conservatore. Questo perché Parker e Stone hanno venduto l'anima al diavolo e hanno rinunciato a qualunque Political Agenda per essere sempre liberi di offendere chiunque. Perciò in South Park non si deride solo il Vaticano o il GOP, ma anche - sì! - Al Gore e gli elettori di Obama.

La lista dei temi trattati, tenetelo presente se amate i casi mediatici e le cosiddette controversies, corrisponde più o meno al curriculum di polemiche e denunce per diffamazione collezionato dai suoi autori. Per una retrospettiva, il sito ufficiale southparkstudios.com contiene tutte le puntate, e lì troverete: la storia, finalmente spiegata per intero, dei mormoni e del loro credo; cosa pensano davvero Tom Cruise e Scientology degli alieni; le avventure dell'Associazione Amanti dei Minori; a un festival musicale si sterminano folle di hippie con una trivellatrice; l'invasione dei barboni che chiedono spiccioli; gli anelli della verginità ai concerti delle teen-band cristiane della Disney; McCain e Obama che svaligiano insieme la Casa Bianca in un piano da ladri gentiluomini stile Ocean's Eleven... Molta carne al fuoco. D'altronde, in una puntata si scopre che il pianeta terra è la Casa di un reality show il cui concept è mescolare razze diverse nello stesso pianeta per vedere come danno di matto.

Quello di Parker e Stone è un umanesimo sporco. Celebra e castiga insieme la vita senza nichilismo. Ed è una splendida architettura circolare, concepita grazie ai Simpson, a partire dai Simpson, dove i bambini hanno sempre la stessa età ma anno per anno South Park, l'America e il Mondo crescono, così come cresce la comunicazione di massa, inghiottendo sempre più temi, e loro li rintracciano tutti e con il loro software che assomiglia più che altro a un paio di forbici e del cartoncino bristol, li incorporano, li rendono piatti, semplici, li riducono all'osso, non so come dire, li comprendono. Insomma, è più vicino alla Divina Commedia, al Decameron di quanto non sia La meglio gioventù.


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