Sfigato o Sfigatto

Secondo me il giovane e rampante Michel voleva riferirsi allo Sfigatto, il dispettoso felino del film "Ti presento i miei"... In caso contrario, ha perso una buona occasione per tacere, invece di ostentare la sua supponente superiorità che lo ha portato ad una fulminante carriera, assolutamente trasparente e scevra da scorciatoie, che sicuramente non avrà utilizzato, in nome della Meritocrazia. Meno male che Gramellini c'è... Bye, Rex

Anonima sfigati (Massimo Gramellini per La Stampa)
Se non sei laureato a 28 anni, sei uno sfigato. (Se non lo sei neppure a 40, fondi la Lega Nord). La colorita scomunica del Fuoricorso (parentesi esclusa) è scappata di bocca al viceministro Michel Martone, suscitando entusiasmo fra i «coloristi» dei giornali, in astinenza dai tempi di Brunetta, e dispetto in qualche altro a causa di una certa incompletezza. Il viceministro infatti si è dimenticato di aggiungere che a 28 anni sei uno sfigato se oltre a fingere di studiare non fai un tubo, a parte lamentarti. Avrebbe dovuto dirlo - lui figlio di papà e quindi privilegiato - per una forma di rispetto verso i tanti studenti lavoratori che a 28 anni sono ancora chini sui libri non per pigrizia, ma per mancanza di qualcuno in grado di mantenerli all’università.
Se poi volessimo marchiare con la lettera scarlatta della «sfigaggine» tutti coloro che intorno a questo problema si comportano male senza provare vergogna, la lista potrebbe utilmente cominciare da quegli imprenditori e liberi professionisti che non assumono chi si è laureato in perfetto orario, ma il figlio dell’amico degli amici che magari si è laureato a 28 anni, in una sede oscura, pagandosi gli esami. E continuare con quei professori universitari che invece di pungolare i fuoricorso cercano in ogni modo di scoraggiare i secchioni: sfruttandoli, umiliandoli e facendoli sentire, loro sì, degli sfigati. Infine dovrebbe comprendere chi, politici in testa, ha ridotto l’università a un esamificio, la società a un gerontocomio e la famiglia a un ricovero di sfigati in cerca d’autore.


Michel Martone (da il post.it) è uno bravo e competente, e si vede subito: lo dice la sua faccia alla Gramsci (un altro che a 20 anni viveva da solo a Torino con appena 70 lire al giorno per pagarsi gli studi e doveva battere i piedi sul pavimento per sentire meno freddo), lo sguardo ferino e curioso, il suo curriculum e il fatto che a 38 anni appena compiuti ci ha scritto anche “viceministro”. In molti lo criticano perché le tappe, per essere un italiano, anche se nato a Nizza, rispetto alla maggioranza dei suoi connazionali le ha bruciate. Forse perché, dicono, è italianamente “figlio di” Antonio Martone, magistrato di chiara fama, attivo in Cassazione e ricco di contatti politici. Tanto da essere stato sentito qualche mese fa anche come “persona informata dei fatti” sulla loggia P3 ed essere stato nominato dall’allora ministro della Pa Renato Brunetta presidente della Commissione per la Valutazione, l’integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (Civit). Motivo per cui nel 2010 i senatori Ichino, Zanda e Morando chiesero a Brunetta stesso se non gli sembrava inopportuno aver stipulato un contratto di consulenza con suo figlio Michel, per 40mila euro circa, per occuparsi di “problemi giuridici della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche di paesi terzi”.

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