Musica - Una Sera d'estate Con Vinicio Capossela al Teatro Romano di Ostia Antica

Ore 20, sono in compagnia della mia dolce consorte e del mio amico Falco in fila per entrare. I cancelli si apriranno solo 1 ora dopo, nonostante l'indicazione del biglietto. Troviamo un bel posto fronte palco sugli scomodissimi gradoni del magico Teatro Romano di Ostia Antica (benedetti cuscini!) Il concerto inizia in fastidioso ritardo, ma subito s’intuisce che l'attesa non è stata vana: alle 22.15 due creature mitologiche (credo di origine sarda) entrano in scena con maschera cornuta, enormi campanacci, manto peloso e saltando introducono il Minotauro Capossela che urla:
BRUCIA TROIA COME IO BRUCIO PER TE!
Sorridendo felici ci tuffiamo nell'universo imprevedibile e colorato che Vinicio ha preparato per noi.

E allora via con le canzoni tratte dall'ultimo lavoro: Non Trattare, MoskaValza, Lanterne Rosse, Pena del Alma, Medusa Cha Cha Cha, Dalla Parte di Spessotto. La banda è valida e affiatata e il pubblico, che riempie il Teatro in ogni ordine di posti, accompagna rumoroso i cambi di ritmo, ascolta silenzioso le parole pronunciate dal profeta di questa serata

"L'uomo non può ubbidire a Dio, perchè disubbidirebbe a se stesso!"
Indovinato e incantevole il gioco di luci proiettato sul telone dietro il palco: appaiono draghi, pesci, modellini, scheletri, soldati, mani sinuose e invitanti. Il tutto ripreso da molte telecamere, forse un DVD è in arrivo. Presentando Dove Siamo Rimasti A Terra Nutless, spara come una lama:
"La vita è bellissima... poi ci si sposa!".
Guardo atterrito mia moglie e ascolto riflettendo tutta la canzone che, come le altre, ha testi ricercati che non si svelano al primo ascolto.

Introduzione ironico-orientale, cambio di abiti e arriva il Marajà... Vinicio Sultano è tutto un programma e poco dopo eccolo indossare delle enormi ali nere e trasformarsi nel Corvo Torvo che grida a squarciagola il suo spettrale verso, spettacolo puro! Istrionico, eclettico e poliedrico, non ci si può annoiare passando da atmosfere Mitologiche (da Troia al Colosseo), a corse nelle strade pervertite di Moska, a tristi passeggiate nella polverose vie Mexicane, per poi finire in qualche fumoso bar Newyorkese ad ascoltare jazz o blues e bere fino a sbronzarsi. Vinicio non si risparmia anche su questo, la birra scorre copiosa e se la versa anche sulla testa, tanto per ribadire il concetto. Col passare delle canzoni perde lucidità, ma siamo tutti ipnotizzati quando arriva il momento di scatenarsi con il Ballo di San Vito, di piangere per la perdita dell'Ultimo Amore.

Per eseguire la drammatica SS. dei Naufragati, si siede davanti ad un organetto, ma la difficile interpretazione s’interrompe per colpa di un microfono difettoso che lo fa incazzare ed andare via. Il tecnico corre come un matto per sistemare tutto, lui torna e ci emoziona con un intenso racconto fatto di acqua, sete, disperazione, morte che culmina con l'irruzione sul palco della Banda della Repubblica Popolare di Testaccio (quasi tutti ragazzi) che da quel momento si erge a protagonista della serata.

Dopo un momento cubano con una cover dedicata per l'occasione alle famose Colline de Ostia, tornano i Testaccini con dei lumini rossi che anticipano la Marcia del Campo Santo seguita dalla chiassosa Uomo Vivo (Inno alla Gioia) che scatena il pubblico sui gradoni, fino a quel momento composto e seduto! Sbaglia tutto nella Contrada Chiavicone, scioglilingua che l'alcool rende impossibile cantare, più facile allora zompare allegramente col maestro della banda e continuare la festa col Veglione di Capodanno che chiude le danze. Manca solo la perla finale, torna faticosamente al piano e ci stende con la sorprendente Ovunque Proteggi, brividi e commozione che chiudono, come un prezioso sigillo, 3 ore e un quarto di concerto.

Siamo tutti dalla parte di Spessotto, il nostro confusionario, irresistibile Vinicio!

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