Un Angelo di nome Bill... Gates!

E se l’ex squalo Bill Gates si trasformasse in un angelo custode, paladino dei poveri e malati, abbandonati al loro destino dalle super potenze mondiali? Sarebbe un incredibile esempio per tanti ricconi che sanno solo pensare a come salvaguardare e incrementare il loro gigantesco portafoglio, il portavoce di un capitalismo dal volto umano.

Per voi un lungo ma interessante approfondimento dell’acuto Mario Platero. Bye, Rex

BILL GATES, PENSIONATO MICROSOFT – CI VOLEVA UN CONSERVATORE SECCHIONE PER RIVOLUZIONARE IL MONDO – A 53 ANNI, CON UN PATRIMONIO DI 60 MILIARDI DI DOLLARI, ORA IL NERD PROVA A CAMBIARE IL MONDO…

Mario Platero per “Il Sole 24 Ore”

«Noioso averlo per casa? – dice sorpresa Melinda Gates – Non credo proprio. Anche perché non mi immagino Bill che gironzola per i corridoi senza far niente…». Come sappiamo, Bill Gates ha avviato la separazione tipicamente americana tra fondatore-proprietario e management e domani inizierà la sua nuova avventura di magnate e filantropo, ritirandosi a vita privata.

Un passaggio generalmente delicato, ma Melinda è tranquilla. Forse Bill avrà più tempo per dedicarsi ai figli Jennifer, 12 anni, Rory, un maschietto di 9 anni e Phoebe di appena 6 anni. Sono figli di uno degli uomini più ricchi del mondo (circa 60 miliardi di dollari), ma si dice che il padre non voglia lasciare più di 10 milioni di dollari per ciascuno.

Gates Potrà giocare a bridge o a golf, due dei suoi hobbies preferiti, potrà leggere di più, cosa che adora: il suo libro favorito è «The Great Gatsby» di Scott Fitzgerald. Soprattutto, dice Melinda, si occuperà di più di filantropia. La incontriamo a Carlsbad, con un gruppo ristretto di persone che partecipano al Brain Storming "All Things Digital" di Walt Mossberg del Wall Street Journal. Ci sono anche Bill naturalmente e Steve Ballmer a cui resteranno le redini dell'azienda.

E in due giorni di riflessioni, dibattiti, ricordi nostalgici, prende corpo l'immagine privata di Bill e della sua filosofia, che poggia sul lavoro e sulla coscienza, due aspetti ricorrenti, intrecciati da sempre nei personaggi importanti della sua vita. Da una parte la coscienza, con le voci di Melinda e della madre Mary Gates Maxwell. Dall'altra il lavoro con le voci di Ballmer e del padre, William H. Gates Sr. Per ora, almeno per quel che abbiamo visto, nel privato, per Bill, prevale la coscienza.

È seduto a un tavolo rotondo ai bordi della grande piscina del Four Season di Carlsbad. Ci saranno una decina di persone, alla sua destra Nathan Myhrvold, un vecchio amico, da poco uscito anche lui da Microsoft dove era il responsabile della tecnologia. Alla sua sinistra Donald Graham, proprietario e capo del “Washington Post” (dove Melinda è consigliere di amministrazione).

Gli altri sono un misto di vecchie conoscenze del settore e persone comuni, capitate per caso, come noi, che siamo a qualche sedia di distanza. Vediamo così, da vicino, il Bill Gates privato, a tratti distratto, con gli occhi mobili, che muove spesso lontano dal tuo sguardo, come se cercasse sempre qualcosa; il Bill che ama dondolarsi quando pensa, e con due caratteristiche che gli resteranno per sempre: grande concentrazione sul tema di cui parla, e grande passione.

A tavola, tra pannocchie di granturco e insalata di gamberi, Bill non parla già più di lavoro, su cui - sempre con passione - si è soffermato poco prima in pubblico. Parla piuttosto delle sua nuova vita, delle sfide che riguardano il progresso della sanità e della medicina. È lui a tenere banco, gli altri ascoltano. Colpisce vedere quest'uomo, che i luoghi comuni definiscono schivo, timido, un po' nerd, «secchione», animato da straordinaria passione. Spiega come la scienza informatica porterà rivoluzioni nella medicina, come la sua Fondazione allargherà i suoi orizzonti, come è importante puntare sul "capitalismo creativo". Un capitalismo dal volto umano.

Poco dopo gli chiediamo come è nata l'idea del video che ha fatto furore su Yahoo. Il video, molto divertente (
http://www.youtube.com/watch?v=i1M-IafCor4 ) è una descrizione autoironica dell'ultimo giorno di Bill al lavoro e di cosa farà nel dopo, ciondolando ora con la chitarra, ora implorando la parte di un film ora persino la vicepresidenza: «È un'idea nata fra amici, alla Microsoft, l'abbiamo pensata noi, in uno dei brain storming e l'abbiamo realizzata noi, al nostro interno».

Gli "altri" amici, i protagonisti del video, sono potenti, come lui: Bono, Steven Spielberg, Warren Buffett, che adora e che ha convinto a unire le forze nella Fondazione; Brian Williams (direttore delle news Nbc), Al Gore, e poi i candidati, John McCain, Barack Obama, Hillary Clinton: «Bill, la politica non è adatta a te» gli dice Hillary. Parlando di amici, la conversazione vira su Steve Ballmer: «È fantastico, ha un'energia spettacolare, non si ferma mai – dice rivolgendosi a un'amica ferma con noi, in tono confidenziale - il problema è che ce ne vorrebbero due o tre di Ballmer, resta un grande amico».

È proprio Ballmer poche ore prima, a raccontare un curioso aneddoto su Bill alla ricerca di copie di Ballmer. Si erano conosciuti in università, a Harvard, ed erano compagni di camera. Ma Gates era anche best friend di Paul Allen, il cofondatore di Microsoft, loro si erano conosciuti alla scuola superiore " Lakeside School" di Seattle, e insieme avevano mosso i primi passi esplorando il mondo dei computer.

È dunque in questo contesto, di amicizia e primi passi pioneristici che Ballmer racconta la storia: «Ero a Palo Alto con un budget di cento dollari al mese a studiare per il mio Mba a Stanford, quando suona il telefono, è Bill che mi dice "Hey Stephen, gosh, cosa stai facendo?" "Sono ancora a scuola Bill lo sai, sto finendo il mio master". " Oddio, che peccato, davvero un grande peccato che tu non abbia un fratello gemello…" E poi ha attaccato – continua Ballmer – ha attaccato e sono rimasto a guardare il telefono. Poi ho capito: quella era una tipica chiamata di marketing di Bill».

Dopo un'altra telefonata Ballmer decide di lasciare la Business School e di andare alla Microsoft. Ma è dal suo racconto, sempre nel conclave di Carlsbad, che emergono altre due caratteristiche centrali e non pubbliche nella filosofia che Bill Gates, tutto sommato sorprendenti per un innovatore come lui: quella della prudenza e del conservatorismo.

Arrivando a Microsoft, Ballmer chiese di assumere 18 persone per mettere ordine in un'azienda ancora molto per aria. Gates rifiutò: prima doveva crescere il fatturato, poi si sarebbe parlato di nuove assunzioni. Tutto il contrario della cultura successiva, quella di Internet, che spendeva i capitali facili senza un dollaro di fatturato. «E non mi consentiva di fare operazioni finanziarie con gli eccessi di cassa» continua Ballmer. Si puntava solo sul prodotto. Le avventure finanziarie per aumentare i ritorni e i profitti erano off limits. Un messaggio questo che suona particolarmente ironico nel momento in cui l'avventura, le operazioni finanziarie spericolate, l'ossessione di massimizzare il profitto indipendentemente dal rischio, hanno messo sull'orlo del collasso le grandi banche americane.

Ma questa cultura della prudenza e del conservatorismo in Bill Gates, seppure sorprendenti, considerando che abbandonò Harvard per dedicarsi alla scienza informatica, e che fu arrestato in Arizona per una violazione del traffico, non sono casuali. Bill Gates, detto trey (dal Bill Gates III) nasce il 28 ottobre del 1955 in una famiglia benestante, parte dell'establishment di Seattle. Il padre William H. Gates Sr. che oggi ha 82 anni ed è vicepresidente della Bill and Melinda Gates Foundation, era un importante avvocato co-fondatore dello studio Preston, Gates and Ellis.

La madre Mary Gates Maxwell, una donna dal volto sorridente e aperto, morta a 64 anni nel giugno del 1994, lo stesso anno in cui Gates sposò Melinda alle Hawaii, veniva da una famiglia di banchieri. Bill cresce dunque in un ambiente molto agiato, con valori solidi attorno a sè. Nella madre vede un modello di altruismo: Mary Gates faceva parte del consiglio della United Way, la più importante organizzazione filantropica americana e nel 1983 fu la prima donna a diventarne presidente. Nel consiglio c'era anche John Opel, l'amministratore delegato della Ibm e fu Mary a parlargli del figlio nel 1980 quando l'Ibm cercava delle piattaforme per i personal computer.E fu il padre ad aiutarlo sempre più nell'organizzazione dell'azienda quando la Microsoft cominciò a crescere.

Infine, Melinda, una ragazza texana, nata a Dallas nel 1964, figlia di un ingegnere e di una casalinga. Prende un master in tecnologia alla Duke e va a lavorare alla Microsoft nel 1987 dove si occupa di marketing. Quello stesso anno, Bill la conosce. Sette anni dopo la sposa. Una fiaba. Da domani lavoreranno molto più insieme: «Alla Fondazione c'è ormai una struttura che occupa 500 persone - dice Melinda - ci occuperemo della strategia, delle scelte di fondo della guida di queste persone: dall'esperienza Microsoft abbiamo imparato a motivare, a darci obiettivi e scadenze precisi. Con la fondazione faremo lo stesso». Lasciata la Microsoft dunque, resta la filosofia Microsoft, anzi, la filosofia Bill Gates, la vera costante che Bill si porterà dietro qualunque cosa gli capiterà di fare nella sua nuova vita.

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