Gnocche Trombate... anzi Sbianchettate

La sparata di Veronica ha ottenuto l'incredibile effetto di far cambiare in extremis le liste dei nominati del PdL al Parlamento Europeo (non penserete mica di eleggerli voi, li scelgono loro per noi). Ma lo sputtanamento resta, non ci venissero a raccontare che certi nomi sono solo stati frutto della fantasia eversiva della sinistra (ma x favore...).
Ora però abbiamo 22 ex aspiranti eurodeputate in odore di precariato, per favore aiutiamole a trovare una degna sistemazione. Saluti speranzosi, Rex

"SBIANCHETTATE" LE FAVORITE DEL CAVALIERE: NE SOPRAVVIVE UNA, BARBARA MATERA - I COORDINATORI PDL: "IL TEMPISMO DI VERONICA NEL FARCI DEL MALE È STATO ECCEZIONALE” (HA UN SUGGERITORE?)

Ugo Magri per "La Stampa"

BARBARA MATERA

Le vere vittime di Veronica non sono quelle due «veline» che ancora l'altra sera si preparavano al grande salto in Europa, e invece dopo lo sfogo coniugale hanno stretto un pugno di mosche, «sbianchettate» dalle liste, anzi mai viste né conosciute... No, chi esce coi lividi dal lancio di stoviglie è soprattutto il Popolo della Libertà. «Sputtanato», secondo la definizione più in voga da quelle parti.

Uno sforzo gigante per produrre liste «normali» da partito normale in un paese normale (400 i candidati che il coordinatore Verdini s'è sciroppato uno per uno), e poi la moglie del Capo appiccica il marchio del ridicolo sul frutto di tanta fatica: «Ciarpame senza pudore», proprio così ha detto la signora Lario. Come se il Pdl fosse l'agenzia di collocamento per le favorite del Cavaliere.

Quante imprecazioni al piano quinto di via dell'Umiltà, quante bestemmie. Giro di colloqui, Berlusconi che verso l'una di notte acconsente a depennare altre due bellissime aspiranti, cosicché di 25 che ne erano sopravvivono in tre, quelle con il master alla Bocconi, o politicamente svezzate: Lara Comi, Licia Ronzulli, l'affascinante Barbara Matera.

Lara Comi

Strada facendo si sono perse attrici, cantanti, troniste, letteronze, ultime a cadere durante la notte Assunta Petrone e Cristina Ravot, un attimo prima Eleonora Gaggioli (si è tirata indietro), Elisa Alloro, Angela Sozio (la «rossa» del Grande Fratello).

Internet trabocca delle loro foto glamour, pose non proprio da Parlamento europeo. Eppure tutte quante illuse, povere, da quell'incredibile seminario di formazione, sembrava un concorso da miss Italia invece era lo stage concepito il 21 aprile da zio Silvio a Palazzo Grazioli. Con professori del calibro di Frattini e Brunetta a spiegare che no, la Cina non è ancora entrata nell'Ue...

«Uscirono speranzose, convinte di avere un piede a Strasburgo», scuote la testa uno dei tre coordinatori Pdl, «e lì fu il pasticcio, perché era logico che i giornali si sarebbero avventati, se ce l'avessero chiesto avremmo suggerito di fare perlomeno una classe mista, ragazzi e ragazzi, tanto per confondere le carte, invece quanta ingenuità».

E' in quel momento che La Russa, Bondi e Verdini vedono allungarsi l'ombra del disastro. Fanno muro. Convincono il premier che non c'è posto per tutte, «al massimo se ne può piazzare una per circoscrizione, 5 in totale». Ogni candidatura vale oro, perfino la Carfagna (che è la Carfagna!) s'è beccata un no secco su certi nomi campani a cui teneva.

Senza dimenticare Rotondi, l'ultimo democristiano rimasto fedele a Berlusconi, che addirittura rimette la poltrona di ministro nelle mani del premier: voleva in lista Cirino Pomicino, ci hanno infilato quasi a sfregio il socialista Mancini e la centrista Mazzoni in fuga dall'Udc, dov'era vicesegretaria.

Un bagno di sangue. Scene orribili. Bondi, Verdini e La Russa si fanno «un esercito di nemici che ci aspettano al varco». Per poi sentirsi trattare da Veronica come complici del marito, quasi compagni di merende (in via dell'Umiltà qualcuno molto ai vertici sospetta che la signora abbia un suggeritore politico, «il suo tempismo nel farci del male è stato eccezionale»).

Vibra dunque la voce di Bondi, ed è per sdegno, mentre illustra le liste sepolte da «polemiche volgari, tristi e sconfortanti, farcite di falsità palesi, in cui si colgono elementi di disprezzo per quello che il Pdl rappresenta». Vi soffermate su queste miserie, accusa i giornalisti, proprio mentre «noi compiamo scelte importanti, come la candidatura di Mastella: un leader vittima dell'ingiustizia».

Cristina Ravot

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