Testamento Romano

A Roma c'è un Municipio (il X) che ha attivato un registro per depositare i Testamenti Biologici dei Cittadini, iniziativa non pubblicizzata (ovvio), ma significativa per le attuali battaglie per la difesa di diritti civili e personali inviolabili. Non so se andrò a depositare il mio T.B., ma il fatto che ci sia un registro di questo tipo mi fa comunque sentire più Libero. Bye, Rex


Anche Roma può far testamento

• da Terra del 23 aprile 2009, pag. 4 di Andrea Boraschi

Se qualcuno, quest’oggi, si trovasse a passare a piazza Venezia, a Roma, dalle 10:30 in avanti, vi troverebbe una pattuglia laica e radicale lì convenuta per sostenere il diritto alla libertà di cura. Vi troverebbe Mina Welby, moglie di quel Piergiorgio che ha combattuto una vertenza lunga e dolorosa, testimoniata attraverso la malattia, per il diritto a una morte dignitosa; vi troverebbe Beppino Englaro, padre di una donna vissuta per 17 anni in stato di coma vegetativo, che in nome di quella figlia dolente ha vinto una battaglia legale difficilissima, affermando il diritto a veder rispettate le proprie volontà in materia di cure e contro ogni forma di accanimento terapeutico.
Sono lì, e altri con loro, perché in un mese hanno raccolto 8.000 firme per promuovere una delibera di iniziativa popolare, che istituisca nella capitale un registro dei testamenti biologici. Qualcuno potrebbe pensare all’ennesima iniziativa di carattere simbolico (ancor più, a partire dalla consapevolezza che la giunta capitolina non appoggerà l’iniziativa): sbaglierebbe. Già per altre forme di garanzia delle libertà individuali si è tentato di procedere su base locale, supplendo ai ritardi e alle pastoie della politica nazionale: l’istituzione di garanti locali dei detenuti è, in tal senso, un buon esempio. E, come in quel caso, questa iniziativa, oltre a rivendicare esplicitamente una valenza emblematica e di contrasto alla pessima legge che il Parlamento si accinge a varare, ambisce a non essere velleitaria. Un esperimento di grande interesse è stato promosso dal X municipio della Capitale: un registro delle volontà anticipate in materia di trattamenti sanitari, disponibile a tutti i cittadini residenti a Roma e che funziona sulla base del meccanismo dell’atto notorio sostitutivo (26 centesimi è il costo per la pratica).


Sandro Medici, presidente di quel municipio, appare sempre più convinto dell’iniziativa: “Abbiamo previsto un servizio disponibile al pubblico tutti i mercoledì, dalle 15:00 alle 17:00; e abbiamo prenotazioni fino a metà giugno. Riceviamo centinaia di telefonate e incontriamo persone, spesso anziane, profondamente motivate e informate. Affrontano un percorso complesso, che prevede scelte radicali e indirizzi impegnativi, come quello che riguarda il fiduciario. Ma non abbiamo a che fare con un gruppuscolo radicale, tanto meno con cittadini animati da dispetto politico nei confronti della Chiesa o del governo; percepiamo una certa fierezza, in chi si rivolge a noi, e gratitudine per la possibilità che l’istituzione che presiedo offre loro”. Mina Welby ci informa altresì che registri analoghi sono in via di costituzione anche in Campania (nella provincia di Napoli, a Benevento, Salerno e Caserta), e che anche il comune di Pisa si sta attivando, raccogliendo informazioni riguardo alle prassi relative al rispetto della privacy. “In Germania, in assenza di una legge specifica, ci sono 8 milioni di testamenti biologici depositati; e, quando ve ne fosse bisogno, scrupolosamente rispettati in virtù di una sentenza del 2001 che sanciva la validità di questo strumento testamentario. Perché, in Italia, un testamento biologico regolarmente formulato non può avere valore in virtù della sentenza su Eluana e del dettato costituzionale, anche in assenza di una legge?
Domanda pertinente, quella della Welby. Intanto, 8.000 firme, nella sola città di Roma, chiedono oggi di essere accolte: chiedono il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, contro una legge che si annuncia liberticida. Chiedono diritti e libertà elementari, insopprimibili.

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