La Diaspora di Facebook

Difficile credere che Facebook sia prossimo al declino, ma di certo il suo attuale monopolio fa gola a molti e l'idea di un social network in open surce potrebbe essere vincente. Continueremo a seguire gli sviluppi e magari ci iscriveremo per vedere l'effetto che fa! Bye, Rex
diaspora /dī-ˈas-p(ə-)rə, dē-/
origin: Greek, διασπορά – “a scattering [of seeds]”

1. the privacy aware, personally controlled, do-it-all distributed open source social network
 A.A.A., cercasi alternativa a Facebook (Federico Guerrini per La Stampa) 
Forse Facebook ha fatto un grosso errore. Quello di credersi insostituibile.
Con 400 milioni di utenti, qualche mania di grandezza è lecita, però tutto indica che il network guidato da Mark Zuckerberg abbia fatto più di un passo falso. Si avverte un crescente sentimento di disincanto vero “faccialibro”, e se alcuni utenti, tramite il sito Quitfacebookday.com, si organizzano per abbandonare tutti insieme il sito alla fine di maggio, altri si guardano intorno in cerca di alternative. Rimpiazzare Facebook non è semplicissimo, il sito è online dal 2004 e in questi anni ha avuto tutto il tempo di prendere le misure dei suoi iscritti alcuni dei quali hanno perfino sviluppato nei suoi confronti una sorta di dipendenza, ma proprio in questo giorni si è fatto un gran parlare in Rete del progetto Diaspora, un social network Open Source e decentralizzato che dovrebbe essere lanciato a settembre.

A promuovere l’idea sono quattro studenti della New York University che hanno raccolto più di 174.000 dollari di finanziamenti attraverso il sito Kickstarter. I quattro che hanno promesso di trascorrere l’estate a compilare il codice necessario per far funzionare Diaspora, sono stati i primi ad essere sorpresi dal sostegno ricevuto da oltre 4.700 donatori, segno che l’attesa di un’alternativa è davvero alta. Il concetto alla base del servizio è che ogni utente dello stesso gestisca un proprio server personale collegandosi direttamente agli altri utenti senza dover passare per un server centrale. Tramite il servizio si potrà comunque accedere al proprio feed Facebook, cinguettare su Twitter o postare fotografie su Flickr, ma controllando ogni fase del processo.

Incoraggiati dal successo e forse un po’ invidiosi dell’accoglienza riservata a Diaspora, sono usciti allo scoperto anche alcuni ricercatori del Gruppo di ricerca e sviluppo Vodafone che stanno lavorando a qualcosa di simile, un network chiamato One Social Web, il cui sviluppo è in uno stadio più avanzato rispetto al progetto dei quattro universitari: il servizio dovrebbe essere accessibile a fine estate. Un altro progetto analogo si chiama Appleseed e un suo primo abbozzo risale a ben tre anni fa; l’ideatore, dopo averlo lasciato un po’perdere, incoraggiato dal clima favorevole, sembra aver deciso di rimetterci mano.

Quest’improvviso fervore creativo e la relativa abbondanza di iniziative simili, ha però un rischio: la dispersione delle energie. È da verificare inoltre, se qualcuno di questi progetti riuscirà a raggiungere una massa critica tale da sopravvivere alla fase di rodaggio. Il team di Diaspora pensa di aggirare il problema sfruttando, in una prima fase, la presenza degli iscritti sui social network pre-esistenti. Quando su Facebook o su un altro sito, entreranno in contatto due utenti di Diaspora, questi potranno decidere di instaurare una connessione diretta e criptata fra di loro, evitando gli intermediari, e in questo modo il network dovrebbe crescere poco a poco.

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