La Mela e la Libertà Digitale

Non comprerò l'iPad, quando il mercato dell'editoria elettronica sarà sufficientemente sviluppato anche in Italia (negli USA è già predominante), credo  sceglierò il Kindle di Amazon. L'articolo che pubblico è però un approfondimento sullo scottante tema "libertà e dintorni nel Web", la risposta di Steve Jobs (se sarà confermata la parternità) al Blogger impertinente testimonia che il nervo è scoperto. Bye, Rex

LA MELA MARCIA - UN BLOGGER VIA EMAIL ATTACCA STEVE JOBS CHE (IN PERSONA) GLI RISPONDE ALL’UNA DI NOTTE – BOTTA: “SE DYLAN OGGI AVESSE 20 ANNI DEFINIREBBE L’IPAD UNA RIVOLUZIONE? LA RIVOLUZIONE VERA È LA LIBERTÀ” – RISPOSTA DI JOBS: “NOI VI LIBERIAMO DAL PORNO E DAI PROGRAMMI CHE RUBANO I DATI PRIVATI” - CHI HA INCARICATO MR. APPLE DI LIBERARCI DAL PORNO?
da Corriere.it - fonte Dagospia.com


Duello a suon di mail: venerdì scorso il blogger tecnologico Ryan Tate era seduto con un bicchiere di brandy davanti alla tv nel suo appartamento californiano di Berkeley, infastidito dalla nuova pubblicità della Apple. L'iPad è «una rivoluzione» annunciava con enfasi lo spot. Rivoluzionario? Un dispositivo del quale la società controlla ciò che si può fare e cosa non si può fare?

Tate, alquanto contrariato dalla pubblicità, ha fatto quello che un blogger tecnologico solitamente fa: ha scritto una mail al boss della Apple, Steve Jobs. A tratti dai toni poco cortesi: «Se Bob Dylan oggi avesse vent'anni definirebbe seriamente l'iPad una rivoluzione? La rivoluzione vera è la libertà». La risposta non ha tardato ad arrivare.

LIBERTA'
Tre ore dopo, poco prima dell'una di notte, Tate trova una (cinica) mail di risposta nella sua casella. Mittente: Steve Jobs. Che da noto fan di Bob Dylan scrive: «Sì, la libertà che offriamo è quella da programmi che rubano dati privati. Libertà dai programmi che esauriscono la batteria. Libertà dal porno. Sì, libertà».

Aggiungendo: «'The times they are a changin' - i tempi cambiano e ogni volta che questo succede la gente che si occupa di pc tradizionali si sente mancare la terra sotto i piedi». Tra il blogger e il capo di Apple (o chi per lui all'una del mattino risponde alla posta elettronica) ne è scaturito un curioso e a tratti infuocato dibattito via email. Una disputa sulla pornografia e la libertà.

Ma anche sulle regole degli App Store, lo scontro con Adobe, il sistema operativo dell'iPad. Tate ha inoltre contestato le imposizioni a chi vuole fare qualche cosa di innovativo, costretto a stare nei termini dettati da Apple: «E per quanto riguarda il porno», ha chiesto Tate, «non voglio libertà dal porno. Il porno va benissimo e penso che anche mia moglie sia d'accordo». Sulla pornografia e le applicazioni a luci rosse, Jobs è chiaro e spiega: non è bello, forse chi ha bambini lo capisce meglio.

CORRISPONDENZA
Il blogger, ovviamente, ha pubblicato tutta la corrispondenza sul portale Valleywag, del gruppo Gawker Media, la stessa editrice di Gizmodo - già implicato in una feroce battaglia con Cupertino sul prototipo smarrito dell'iPhone di quarta generazione . Il fitto carteggio (dieci mail in tutto) va avanti fino alle due e mezza di notte. Possibile che il Ceo di una società che fa della segretezza uno dei propri baluardi, si lanci in uno scambio con dei perfetti sconosciuti, oltretutto a notte inoltrata; spifferi insomma le proprie opinioni su tempi assai delicati?

C'è da dire che effettivamente dalla primavera scorsa sono affiorate in Rete sempre più mail di risposta inviate dall'oramai noto indirizzo di Steve Jobs: sjobs@apple.com. Il più delle volte sono sintetiche. Spesso manda una riga sola. Qualche tempo fa al giovane Andrea Nepori, che voleva sapere se con l'iPad avrebbe avuto accesso ad una biblioteca di libri elettronici gratuiti, Jobs rispose con un lapidario «sì».
Finora non esiste nessuna prova che questi messaggi siano effettivamente reali. Basti pensare che qualche anno fa il manager di Microsoft, Steve Ballmer, aveva dichiarato che l'allora capo Bill Gates riceveva ogni giorno almeno 4 milioni di mail - tra queste ovviamente molte spam - alle quali provvedeva un intero team di collaboratori.

E ZUCKERBERG?
Ci sono dunque tre possibilità su cosa sia realmente accaduto nella notte tra venerdì e sabato, possibilità vivamente dibattute in queste ore nei vari blog e forum. La prima: Ryan Tate ha inventato di sana pianta l'intero scambio - cosa assai improbabile e poco intelligente. La seconda: qualcuno all'interno di Apple ha il compito di rispondere e commentare queste mail per conto della società e con la completa fiducia e il permesso di Steve Jobs.

O la terza: effettivamente il capo di Apple si mette a leggere e rispondere in piena notte alle mail che gli arrivano il sabato mattino. In ogni caso, per il blogger Tate è stato un successo: oltre mezzo milione di utenti hanno finora letto la straordinaria corrispondenza. Tanto che il giornalista ha chiesto ora ai suoi amici su Twitter: «Qualcuno ha per caso anche l'indirizzo di Mark Zuckerberg?».

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