1 Miliardo di Persone

Non possiamo ignorarle. Bye, Rex

Povera terra, la Fao lancia l'allarme: «Un miliardo di persone è alla fame»

• da Liberazione del 10 dicembre 2008, pag. 9 di Matteo Alviti

Correva l'anno 2000 quando i rappresentanti dei 191 stati membri dell'Onu definirono gli obiettivi del Millenium Development Goal, che avrebbero dovuto fare del mondo un posto più giusto entro il 2015. Tra i tanti impegni ce n'era uno che parlava della riduzione del 50% della popolazione mondiale che soffre la fame rispetto ai dati del 1990 - 842 milioni -, in linea con le decisioni del World Food Summit del 1996. Da allora sono passati otto anni e la situazione, invece che migliorare, è decisamente peggiorata.


In un solo anno, il 2008, altri 40 milioni di persone - pari all'intera popolazione della Spagna - sono scivolate nel baratro della malnutrizione. Rispetto ai 923 milioni registrati nel 2007, secondo i dati raccolti dalla Fao per il Rapporto sullo stato dell'insicurezza alimentare 2008, oggi nel mondo sono quasi un miliardo (963 milioni) le persone malnutrite, una ogni sette. E la situazione potrebbe acuirsi nel breve periodo per la crisi finanziaria ed economica in corso, i cui effetti cominciano a manifestarsi nell'economia reale. La contrazione della domanda nelle nazioni sviluppate avrà effetti pesanti nei paesi in via di sviluppo, dove molti dei beni vengono prodotti per l'esportazione. Inoltre «se i prezzi bassi e la contrazione dei crediti, insieme alla crisi economica, dovessero costringere i contadini a piantare di meno, l'anno prossimo si potrebbe scatenare un altro aumento incontrollato dei prezzi», ha spiegato Hafez Ghanem, vicedirettore della Fao. Con conseguenze fatali per milioni di persone.


Eppure basterebbero 30 miliardi di dollari all'anno, «pari all'8% dei finanziamenti all'agricoltura nei paesi Ocse», aveva spiegato nel summit dello scorso giugno a Roma il direttore generale della Fao Jacques Diouf, «per raddoppiare la produzione agricola mondiale ed eliminare la crisi». Da quel vertice arrivò l'impegno a finanziare i programmi Fao con 11 miliardi di dollari, che Diouf ancora sta aspettando.
In conseguenza dell'aumento vertiginoso del prezzo delle derrate alimentari, già il biennio 2005-2007 aveva fatto registrare una crescita nel numero di persone che patiscono la fame: 75 milioni di uomini, donne e bambini in più. E nonostante i prezzi del cibo siano diminuiti dai picchi del giugno 2008, anche di più del 50%, i costi rimangono alti se paragonati agli anni precedenti. Rispetto all'ottobre del 2006, l'indice dei prezzi del cibo al 2008 è cresciuto del 28%, mentre i prezzi di sementi e fertilizzanti, nello stesso periodo, sono più che raddoppiati. Anche qui emerge chiaramente il divario crescente tra mondo sviluppato e paesi in ritardo di sviluppo: mentre gli agricoltori dei paesi ricchi hanno potuto ammortizzare gli aumenti dei costi primari intensificando e migliorando le tecniche di coltivazione, e segnando un aumento del 10% della produzione, nei paesi poveri l'aumento, che pure c'è stato, non ha superato l'1%.


Più del 90% delle persone che soffrono la fame vivono nei paesi in via di sviluppo. Di queste circa il 65% abita le terre di sette paesi: India, Cina, Indonesia, Bangladesh, Pakistan, Etiopia e Repubblica democratica del Congo, che ha fatto segnare l'aumento di affamati più significativo - dal 29 al 76% della popolazione - a causa del perdurare dei conflitti. Oggi è l'Asia, insieme all'Africa sub-sahariana, a soffrire maggiormente il flagello della malnutrizione. Ma anche il Medio Oriente e il nord Africa, che non avevano patito in precedenza gravi fenomeni di malnutrizione, a causa dell'aumento dei prezzi e delle guerre in corso in Iraq e Afghanistan hanno più che raddoppiato il numero di persone che soffrono la fame negli ultimi 15 anni.

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