Sempre Fiero BiancoNero

Scrivo molto raramente su Calcio e dintorni, ma stavolta...
Non aspettavate altro, voi AntiJuventini potete finalmente tornare a urlare tutti i vostri insulti ricolmi di odio e malcelata sofferenza. Vi sentite superiori, siete stati costretti ad anni di silenzi in attesa di tornare a colpire la vostra preda preferita, nel nome di una giustizia che è stata regolata ad arte con processi farsa, intercettazioni a comando e interpretazioni a senso unico. E finalmente è arrivato il fattaccio di sabato sera... Ahhhhh... ora sfogatevi, forza... avete il grimaldello per tornare a dire quello che vi fa sentire migliori, le vergini calcistiche senza macchia, quelli del calcio pulito. Tutti uniti contro una Storia, una Maglia, un Popolo che ha sopportato con dignità l'onta della Serie B e dello smantellamento, mentre altri si godevano la loro impunità, arricchendo le loro bacheche con trofei di cartapesta.

SIAMO TORNATI, fatevene una ragione, NOI SIAMO LA JUVENTUS e non ci faremo più intimidire da certi atteggiamenti. Sabato sera è stato commesso un errore macroscopico, non siamo noi la causa, non sono state le nostre lamentele su arbitraggi precedenti a condizionare una decisione di un assistente dell'arbitro e non sarà questo errore a farci dimenticare che proprio la nostra squadra avversaria in questa stagione è stata agevolata da numerose decisioni a favore. La Juventus ha solo chiesto uniformità di giudizi e maggiore attenzione, non è un peccato mortale, non è andare infuriati da un arbitro a fine primo tempo e urlargli contro... quello è vero condizionamento antisportivo.

E per GIGI BUFFON... giù le mani dal NUMERO UNO, lui è un uomo trasparente e ha detto quello che tutti avrebbero fatto al suo posto, la vera ipocrisia è di chi vorrebbe imporgli condizionamenti e ruoli che non gli competono, se un arbitro sbaglia non è certo il portiere che deve andargli incontro, ad ognuno il suo mestiere... Basti pensare a tutti gli attaccanti che in quasi tutti i match cercano una simulazione per ottenere un vantaggio, smettiamola di fare gli ipocriti e lasciamo rotolare quel pallone senza cercare dietrologie inesistenti e pretestuose utopie.

Per condire il tutto, il corsivo di ieri di Mario Sconcerti sul CorSera. Bye, Rex

QUELLA FERITA CHE NON SI RIMARGINA MAI
di Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

Tra la Juve e gli altri c'è un grande equivoco che impedisce comportamenti usuali. La Juve è convinta di essere stata truffata dal calcio, il calcio è convinto di essere stato truffato dalla Juve. La parte amara perfino della grande partita di sabato è questa. Siamo davanti a due vittime eterne, inconciliabili. Da una parte la Juve, dall'altra tutto il resto del calcio.

Quando Conte dà del mafioso a Galliani è talmente improprio da poterselo permettere solo perché gli esce da una convinzione profonda, una specie di riflesso automatico. Eppure la Juve è stata condannata da qualunque giudizio ufficiale. Il Milan alla fine c'entra poco, è solo un accessorio di serata.
È il Grande Caso Juve che continua ad allargarsi senza tregua, colpo dopo colpo. Una lotta dove non si può accettare di rimanere in silenzio perché il silenzio significa accettare la colpa. Così tutto in modo davvero pesante continua a rotolare su tutto. È una storia senza precedenti. Una società messa spalle al muro da qualunque giudice che risponde facendo causa alla federazione per 444 milioni.

Cosa volete sia un guardalinee oscuro in questo ambiente? È stato Conte l'ultimo a evocare Calciopoli, ma chi segue il calcio sa che non c'è mai stata cenere, la fiamma non si è mai spenta, il caso Juve non ci ha mai lasciato. Con il tempo anzi le parti si sono mescolate. La Juve non pretende più innocenza, pretende la colpa degli altri. Gli altri vogliono solo la vergogna della Juve.
È un caso infinito in cui cadono anche gli arbitri più innocenti degli ultimi vent'anni, semplicemente inservibili perché terrorizzati di essere confusi con la deriva. Quando Tagliavento sul gol di Muntari indica il centrocampo e un attimo dopo ascolta Romagnoli, rinuncia semplicemente alla sua potestà sulla gara. Teme eccessiva la sua presenza, lascia un po' di sé sulla schiena degli altri. In altri termini, scappa.

Da questo ad arrivare alle risse in campo, alle offese negli spogliatoi, è solo una conseguenza naturale. Il problema è incancellabile, come un vero grande dilemma religioso. Non può avere verità, solo interpretazioni, ma queste allungano la pena. E non c'è concilio che possa imporre l'obbedienza. Siamo ormai incartati in una pena che ci blocca, in un'eterna compassione di facciata dove i tifosi più assidui e insistenti dettano i tempi della vulgata. Non c'è remissione dei peccati, siamo diventati un calcio cattivo, pieno di dannazioni insuperabili.

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