Tra le Nuvole... precarie

Domenica pomeriggio, proviamo ad andare al cinema. Bella idea... soprattutto originale: coda da paura alle casse, ressa, gomitate e malumore per una scelta che sembrava essere perdente. Con fatica si entra in sala e sembra di essere in un altro mondo: siamo solo in nove, tutti gli altri sono andati a vedere Avatar o Verdone. Evidentemente George Clooney ha fascino, ma se la storia non è sempliciotta, il grande pubblico lo snobba.
Inizia il film, subito ti confronti con facce sgomente, disperazione, rabbia, solitudine, rancore: sono i volti delle persone che il protagonista licenzia per lavoro, specchio di questa Società che continua ad evolvere verso un precariato senza confini. Il film regge bene, evita le trappole della commedia sentimentale, guidandoci nei profili dei tre protagonisti e lasciandoci soli nel finale per decidere quale sia la morale e la ricetta per la felicità. Jason Reitman continua a sfornare buoni prodotti: terzo film dopo Thank You For Smoking e Juno, direi che non è più una sorpresa, ma un regista da seguire con attenzione. Bye, Rex


Tra le nuvole

[Up in the Air , USA, 2009, , durata 109'] Regia di Jason Reitman
Con George Clooney, Jason Bateman, Melanie Lynskey, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Danny McBride, Chris Lowell, Tamala Jones, Adam Rose

di Mauro Gervasini (www.filmtv.it)

Forza, prendete carta e penna e segnatevi questo libro: Sorry, di Zoran Drvenkar, Fazi editore. Storia di quattro precari ragazzi di Berlino fondatori di una agenzia che chiede scusa conto terzi. George Clooney, in Tra le nuvole di Jason Reitman, lavora invece per una società che licenzia persone. Sempre, si capisce, conto terzi. Sarà la crisi economica galoppante, saranno i tempi miserabili, ma anche le responsabilità (degli altri) sono diventate merce. E il film da questo punto di vista non fa sconti, nonostante sia travestito da commedia sentimentale. Clooney, che si chiama come la nuova star dell’alternative rock-country Ryan Bingham, vive praticamente in aereo, “vola” 350 mila miglia all’anno (250 mila quelle che separano la Terra dalla Luna), arriva in una azienda e con fare esperto manda a casa i lavoratori. Però va in crisi quando una nuova, giovane e rampante collega (la bravissima Anna Kendrick) gli organizza il lavoro in modo che possa rimanere in ufficio, e soprattutto quando si innamora di Vera Farmiga, viaggiatrice “tra le nuvole” come lui.

Il finale è tutt’altro che scontato, le trame parallele (come la storia della Kendrick) non secondarie; insomma si respira aria di sceneggiatura (firmata Reitman e Sheldon Turner) da manuale, o di ferro, come avrebbe detto Hitchcock. La vicenda di Bingham, cinico redento, taglia come una lama rovente la carne putrida delle grandi problematiche contemporanee, a partire da quella del lavoro che viene meno, per arrivare al tema della riqualificazione delle persone, disorientate tutte, a partire da lui, e senza troppe possibilità di concreta solidarietà dagli altri («tutti, alla fine, moriamo da soli», si continua a ripetere). Certo, la morale della favola, che individua nella famiglia l’unico rifugio, è semplicistica, ma i destini dei personaggi del film, in fondo, ci dicono altro. Precari pure quelli che la famiglia se la tengono, come Vera Farmiga.

Jason Reitman - regista di Juno, anche produttore insieme a papà Ivan - dimostra di avere un’idea di regia, come nella scena del matrimonio, a metà strada tra un video nuziale e Rachel sta per sposarsi di Demme, compreso il contrappunto malinconico.


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