Alitalia: La scommessa persa
Su Alitalia in fondo ha ragione Berlusconi E’ una scommessa vinta. Ma da Air France
da Il Riformista del 11 settembre 2008, pag. 2 di Emma Bonino
Siamo alle solite. L’audizione alla Camera del ministro Tremonti sulla vicenda Alitalia non ha fatto altro che rafforzare quello che era già ovvio ai più, vale a dire che si tratta ancora una volta di un’operazione politica (preannunciata in campagna elettorale) a spese della collettività. Come per
Al di là della storia della crisi Alitalia artatamente ricostruita dal ministro, è sull’oggi e il domani che Tremonti è stato vistosamente omissivo. Si è rifugiato dietro un riserbo istituzionale invocando «l’alto grado di complessità della trattativa» che impone «che le risposte siano date dal governo a valle della trattativa in atto». Ma l’esecutivo non avrebbe piuttosto il dovere di fornire tutti gli opportuni chiarimenti al cittadino contribuente "a monte" della trattativa? A causa di una lista già lunga di oratori, non sono riuscita ad intervenire in commissione ma avrei posto alcune precise domande a Tremonti: quanti sono i debiti di Alitalia verso i fornitori e quali garanzie intende dare al riguardo il Tesoro, azionista di controllo? A quanto ammonta l’esposizione di Air One con Intesa Sanpaolo? Quale piano di ammortamento per i 60 Airbus 320 di provenienza Air One caricati da un costoso canone di leasing? Su chi graverà chi non riuscirà a ricollocarsi nella Cai? Cosa prevede il Tesoro come contromisura se uno dei soci della cordata ignora il lock-up e vende prima della scadenza dei cinque anni? Tutte domande rimaste per ora senza risposta.
Una cosa è comunque chiara, nonostante la lacunosa informativa: in nessun aspetto la proposta della italo-centrica Cai è migliorativa rispetto a quella di Air FranceKlm, anzi numerosi appaiono i peggioramenti per la compagnia e i lavoratori, per gli utenti, per i contribuenti, per i creditori e gli azionisti. I vantaggi dell’italianità sono andati a farsi benedire sin dall’inizio visto che gli imprenditori hanno posto giustamente come condizione un’alleanza con un partner straniero, unico fattore che potesse, e possa, assicurare il successo dell’iniziativa; la deroga alle norme sulla concorrenza, con l’assegnazione di asset di valore a trattativa privata, rischia di non dare ai creditori il massimo realizzo possibile; l’unione di Alitalia con il principale concorrente annulla quasi tutta la concorrenza sui cieli nazionali, creando un sostanziale monopolio sulle rotte più ghiotte a partire dalla Roma-Milano, un modello di business che rischia di rimanere fortemente esposto alla congiuntura nazionale spesso non brillante; Air France-Klm si era impegnata a versare almeno un miliardo entro giugno 2008, accollandosi anche circa 1,4 miliardi di debiti finanziari netti che invece il nuovo piano lascia nella bad company (cioè ai cittadini italiani), mentre
«Una scommessa vinta» nelle parole del premier Berlusconi. Semmai la scommessa l’ha vinta l’Air France, rapidamente tornata in pista a ben più vantaggiose condizioni, altro che la "svendita" di cui era accusato il governo Prodi. Insomma un brutto copione quello scritto dal governo Berlusconi, copione di cui si dovrà assumere in toto le responsabilità. Assieme ai sindacati ovviamente, i veri protagonisti del fallimento precedente e che usciranno da questa storia con la coda tra le gambe.