Scoppia la Bolla, speculatori in ritirata?

Ogni tanto, una buona notizia! Calano i prezzi delle materie prime e, forse, caleranno anche i prezzi per noi consumatori, vittime di speculazioni e di corse ai rincari spesso ingiustificate. Speriamo di godere presto di qualche beneficio, il nostro portafoglio è stanco di essere svuotato da personaggi privi di scrupoli. Bye, Rex


Si sgonfia la bolla dell’inflazione
da Il Sole 24 Ore del 8 settembre 2008, pag. 4 di Fabrizio Galimberti

A riprova della scontentezza congenita dell’animo umano, c’è ora chi si preoccupa della deflazione. La caduta dei prezzi del petrolio e dell’oro e di altre materie prime si accompagna allo sgretolamento dei prezzi delle case, e questo combinato disposto ha fatto risorgere presso alcuni lo spettro della deflazione, che si pensava ormai esorcizzato. Ma la memoria non deve tornare molto indietro per recuperare quei timori che nel 2003 avevano spinto Federal Reserve e Banca centrale europea a schiacciare i tassi ai minimi storici (1% e 2%).

La transizione, tuttavia, è brusca. Finora era l’inflazione il nemico da abbattere, e ora alcuni, con un "contrordine compagni" degno del miglior Guareschi, si preoccupano del freddo dei prezzi e dell’economia.

Ci sono molte domande legate a questo brusco ridimensionamento dei prezzi delle materie prime. Scegliamo le più importanti. Primo, a quali fattori è dovuto questo calo? Secondo, quali effetti avrà sull’inflazione?

Naturalmente, la risposta alla prima domanda si incuriosisce subito del ruolo della speculazione. Questa "peste del secolo", che prima aveva spinto i prezzi ad altezze vertiginose, è stata debellata? Ci saranno senz’altro delle mosche cocchiere che vorranno appropriarsi di questa ritirata dei prezzi, e ascriverla a merito dei "governi forti" che, novelli San Giorgio, hanno infilzato il drago speculativo.

Ma la verità è che la speculazione si è infilzata da sola. La speculazione della leggenda popolare, quella orchestrata dai "profittatori" che tramano nell’ombra facendo soldi sulla
pelle del popolo sofferente, non è mai esistita. E’ esistita una bolla, un’euforia dei prezzi che, facendo leva sulla lentezza dell’offerta ad adeguarsi alla forte domanda dei Paesi
emergenti, ha esagerato queste tendenze, anticipando i futuri aumenti e creando una
classica spirale autoregressiva, in cui i prezzi aumentano oggi perché sono aumentati ieri e perché si pensa che aumenteranno ancora domani.

Questi meccanismi sono, nel bene e nel male, iscritti nel Dna dei mercati, cioè a dire nel Dna degli essere umani, a cominciare dalla crisi dei tulipani del Seicento. E inevitabilmente arriva il giorno in cui la bolla si sgonfia. Ciò che ha cominciato a succedere da luglio, sia per il petrolio ché per altri materiali di base, alimentari e non.

Quanto andrà avanti questo sgonfiamento? Nessuno lo sa, ma non è da pensare che il petrolio tornerà alle quotazioni di un anno fa (70-80 dollari al barile).

La domanda mondiale di greggio continuerà a essere forte, dato che la crescita dei Paesi emergenti - affamati di materie prime - è un fatto strutturale. La risposta dell’offerta è, come si è detto, lenta. Ma è anche sicura e, unitamente ai risparmi energetici innescati dagli alti costi dell’energia, porterà a un nuovo prezzo di equilibrio.

Nel frattempo, che cosa succederà all’inflazione? Così come gli aumenti dei prezzi di energia e alimenti avevano fatto gridare al lupo inflazionistico, il loro ridimensionamento dovrebbe alleviare questi timori.

La stessa Bce prevede per l’anno prossimo un tasso d’inflazione intorno al 2,5%, il che implica un 2% per fine 2009. E molti analisti sono anche più ottimisti. Tanto più che non ci sono stati quegli effetti di "seconda battuta" che la Banca centrale europea temeva e che avevano spinto Francoforte, all’inizio di luglio, a quell’improvvido aumento dei tassi-guida.

La galoppata dei prezzi delle materie prime ha portato il tasso d’inflazione dell’Eurozona verso il 4%, ma l’inflazione di base - quella che esclude i beni energetici e alimentari - è rimasta, con olimpica calma, al di sotto del 2%, sia nell’area euro che in Italia.

Se il petrolio rimane ai livelli raggiunti in questi giorni, di poco superiori ai 100 dollari al barile, gli effetti sul tasso d’inflazione dovrebbero essere rapidi, a parte qualche vischiosità legata a scompensi nei mercati dei prodotti raffinati. E anche la ritirata dei prezzi del grano e del riso dovrebbe riflettersi presto sui prodotti finiti. Sono essenziali, a questo proposito, la sorveglianza del cittadino, la ricerca ostinata del miglior prezzo e il ruolo delle autorità preposte alla concorrenza. La "mano invisibile" di solito funziona, ma qualche volta, quando gira i pollici, ha bisogno di uno scappellotto.

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