Una Rondine per fare Primavera

Le rondini sono sempre più rare, un altro cattivo presagio dei danni che stiamo infliggendo al nostro ecosistema. Buona lettura, Rex

"Le rondini stanno scomparendo"
L'Ispra: aumentano le specie a rischio, Italia lontana dagli obiettivi di Kyoto

La temperatura in Italia sale di più che nel resto del mondo, per una media complessiva di un grado netto. Stando così la situazione, le Alpi sono l’ecosistema che soffre di più, anche per la contrazione dei ghiacciai e delle riserve idriche, l’inverno è diventato più mite per i paesi del nord e l’estate più calda per quelli del bacino del Mediterraneo, con la conseguenza che in Italia si è avuto un aumento del 12% di giorni estivi e del 42% di notti tropicali.

Eppure, il Bel Paese è ancora lontano dal raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto nonostante le emissioni registrino una diminuzione a partire dal 2005. Questo lo stato dell’arte della situazione “climatica” nel nostro Paese così come viene declinata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nell’annuario dei dati ambientali 2010 presentato a Roma.

In Italia, l’incremento di temperatura è maggiore che nel resto del mondo: nel periodo 1961-2008 le stime parlano, infatti, di un aumento di un grado. Secondo Domenico Gaudioso, responsabile del servizio Atmosfera e clima dell’Ispra, dal 1961 al 2008 l’aumento è dovuto a «due componenti»: nei primi 20 anni c’è stato un leggero raffreddamento, mentre dal 1981 in poi un riscaldamento progressivo. Un trend, spiega l’esperto, «in linea con quello del riscaldamento globale del Pianeta». A livello globale, riferisce l’Ispra, l’aumento della temperatura media globale (sistema terra-oceano) al 2008 è stato, infatti, di 0,7 gradi rispetto al livello pre-industriale. Le temperature medie annuali dell’Italia, rileva l’annuario, negli ultimi due secoli sono cresciute di 1,7 gradi, ma soltanto negli ultimi 50 anni l’aumento è stato di 1,4 gradi.

L’aumento della temperatura media nelle ultime decadi è stato per l’Italia superiore a quello della media globale: nel periodo 1961-2008 è stato, così, stimato un aumento medio del 12% di “giorni estivi” - con una temperatura dell’aria maggiore a 25 gradi - e un aumento medio del 42% di “notti tropicali” - con una temperatura superiore a 20 gradi. I paesi del nord subiscono un riscaldamento maggiore durante la stagione invernale mentre quelli dell’area del Mediterraneo soprattutto in estate, con la caratteristica di avere caldo intenso e basse temperature.

A pagare uno dei prezzi più alti ai cambiamenti climatici sono le Alpi: il rapporto dell’Ispra ricorda come siano a rischio, «vulnerabili e fragili», a causa della «sensibilità all’aumento delle temperature» e per «la ridotta capacità di adattamento». L’impatto su questo ecosistema si ripercuote sulle risorse idriche e sui settori socio-economici. In particolare, i ghiacciai stanno, infatti, «subendo una contrazione della loro massa glaciale».

L’arretramento centennale dei ghiacciai europei è attribuibile soprattutto all’aumento delle temperature estive (una riduzione del 5-10 per cento con una perdita pari a circa due terzi della massa glaciale del 1850). I ghiacciai italiani sono in una fase di «accentuata contrazione con una perdita del 40% della loro superficie: quelli minori sono scomparsi, quelli più grandi si sono frammentati. Anche se a 70 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti - secondo gli ultimi dati disponibili al 2007 - dal raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, dai dati contenuti nel nuovo inventario nazionale dei gas serra aggiornato al 2009 (con dati al 2008, che verrà presentato il 22 aprile) viene confermata la diminuzione delle emissioni per l’Italia a partire dal 2005. Nel nuovo inventario si parla - secondo dirigenti che hanno preso parte alla stesura del rapporto - di «una conferma sul trend di riduzione pur rimanendo sopra i target di Kyoto (meno emissioni del 6,5% rispetto al 1990, cioè 482,76 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti) che sarà possibile raggiungere soltanto con i crediti alle foreste e alle imprese “verdi” fuori dall’Italia».

Le emissioni totali dei gas serra continuano, infatti, a essere al di sopra dei limiti imposti da Kyoto del 14,5%: le emissioni sono passate da 516,32 a 552,77 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti nel periodo 1990-2007. Ma l’Italia, secondo il rapporto, non soffre solo di mal di clima. È allarme per terremoti, frane e alluvioni ma anche per la perdita di biodiversità con la perdita del 50% di rondini, il pericolo scomparsa per il 40% di piante, il 15% di mammiferi e il 66% di rettili
Fonte: LaStampa.it

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