E IO PAGO...

E io Pago!!! In Italia noi paghiamo i debiti della Bad Company Alitalia… negli USA stanno peggio, ma forse loro se la caveranno in modo diverso… take a look! Bye, Rex


“NO MORE BAIL OUT!” – TUTTI I BLOG AMERICANI SCHIERATI CONTRO IL PIANO DI BUSH: “BASTA COI SALVATAGGI ALLE SPALLE DEI LAVORATORI!” – PAULSON FA UNA “CATENA DI SANT’ANTONIO” PER SALVARE WALL STREET…

Alessandra Cardinale per "Il Riformista"


Bastava girare su Internet per capire come sarebbero andate le cose al Congresso. Da giorni gli internauti americani hanno riempito la rete di lettere, post e petizioni alcuni colmi di odio altri di satira pungente contro il paracadute finanziario da 700 miliardi di dollari. La chiamata alle armi è di natura bipartisan: sia i conservatori che i democratici più liberal in coro chiedevano al Congresso una cosa sola, cestinare il piano Paulson.

La forma più diffusa di protesta on-line è la petizione: la più cliccata è quella che si trova sul sito Huffington Post ed è stata scritta dal Senatore del Vermont Bernie Sanders che invita tutti i lettori a spedire il prima possibile all'ex numero uno di Goldman Sachs la lettera «Nessun salvataggio sulle spalle della classe lavoratrice». Il sindacato Service Employees International che raccoglie quasi due milioni di membri ha messo sul proprio sito la petizione «Niente accordo, niente assegno in bianco» mentre "Stop the Housing Bailout.com" elenca i motivi per cui è indispensabile protestare contro il piano Paulson: «Una simile legge manda il messaggio sbagliato e incentiva la deresponsabilizzazione dei cittadini americani che, a questo punto, si sentiranno liberi di fare gli investimenti sbagliati perché ci sarà sempre il governo a proteggerli.

Inoltre se questo piano anti-crisi verrà approvato» - si legge sul sito - «sarà come dire ai cittadini coscienziosi che sono degli stupidi». E saltando da un link all'altro si arriva alla homepage di "Truemajority.com" che oltre a informare «sulla protesta più vicina a casa tua» dà l'opportunità a ciascun utente di crearne una nel caso in cui non ce ne siano nelle vicinanze. Ci sono, poi, una serie interminabile di blog amatoriali che elargiscono consigli su come fronteggiare la crisi: tra i più seguiti c'è il "Financial Ninja" che citando in latino Giovenale avverte i lettori che con il piano Paulson l'America potrebbe abdicare al suo senso civico e trasformarsi nella Roma decadente e apatica.

Anche le associazioni di destra e più conservatrici si sono attivate e hanno diffuso decine di petizioni per affondare il pacchetto del Segretario del Tesoro americano al grido «No More Bailouts!» (Basta con i salvataggi). Tra questi merita di essere menzionato il blog di Patrick Ruffini, giovane stratega del Gop, che incoraggia i repubblicani a votare contro il piano con un doveroso riferimento a «Dio che - dice Ruffini- sta donando ai veri repubblicani l'opportunità per differenziarsi da questa Amministrazione».

Di tono meno guerrafondaio sono i siti Tax payers against a Wall Street and Mortgage Bailout Petion creato dal signor Thomas Roach su cui i lettori possono firmare una lettera indirizzata al Presidente George W. Bush in cui si chiede di «non approvare il piano ...perchè da responsabile cittadino quale sono, non ritengo sia giusto chiedere a me di pagare i danni causati da altre persone» e il sito PublicMarkup.org dove gli utenti possono leggere il testo integrale della legge e commentare. Anche su Facebook e Youtube c'è l'imbarazzo della scelta. Mentre sul primo è possibile entrare a far parte del gruppo "Just say No to the Government Bailout" che già conta 300 membri, su Youtube si può guardare il telegiornale satirico dei "Young Turks" il cui segmento «Vi spieghiamo come il piano Paulson vi fregherà» è stato visitato da oltre 24.000 persone.

In questo turbinio di petizioni e blog non poteva mancare la tradizionale catena di Sant'Antonio scritta di pugno da Paulson e in cui il Ministro del Tesoro chiede di inviare un assegno in bianco e gli estremi bancari di tutta la famiglia all'indirizzo wallstreetbailout@treasury.gov (anche nei momenti più cupi in America c'è sempre spazio per l'ironia).

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