Religione per Tutti

Andiamo male… anzi malissimo… di male in peggio! Due articoli con un fattore denominatore comune: il rapporto tra chiesa e (pseudo) fedeli. Certe volte siamo proprio ridicoli. Bye, Rex


PENTITI, MANAGER – CROLLANO LE BANCHE, BOOM DI FEDELI (IN GIACCA E CRAVATTA O TAILLEUR) NELLE CHIESE DI NEW YORK – “MAI COSÌ PIENE DALL’11 SETTEMBRE” – REVERENDO ORGANIZZA GRUPPI ANTI-STRESS…

Francesco Semprini per “La Stampa

A Wall Street si chiudono le Borse e si aprono le chiese. Nel giorno più buio dall’inizio della crisi, il popolo della grande finanza riscopre la fede in Dio e cerca rifugio nella religione. Sono da poco passate le quattro del pomeriggio, e Lower Manhattan, sede del distretto d’affari più importante d’America, è dominata da un clima di calma surreale.

La frenesia che sino a pochi minuti prima ha accompagnato il crollo dei listini lascia spazio al silenzio. Dalle banche, dagli uffici, dalle Borse, escono persone dallo sguardo basso, si dispongono in file disordinate, sussurrano qualche parola per darsi appuntamento, ma non nel solito pub o nella caffetteria di turno. Questa volta il popolo di Wall Street fa rotta verso le chiese.

«L’aumento di fedeli delle ultime settimane ha raggiunto l’apice proprio oggi, mai prima d’ora la chiesa era stata così affollata da uomini in giacca e cravatta e da donne in tailleur», spiega il reverendo Mark Bozzuti-Jones della Trinity Church, chiesa episcopale di Wall Street. Manager e broker si ritrovano tra i banchi delle parrocchie del distretto finanziario, pregano o riflettono, più in generale cercano rifugio. «Sono turbati, hanno paura, sono in cerca di una parola di conforto - dice -, una situazione del genere non si vedeva dall’11 settembre».

Dopo la funzione del primo pomeriggio in molti si accalcano vicino all’altare per scambiare una parola col reverendo. Mark, come si fa chiamare dai fedeli, si è precipitato dal suo ufficio di fronte a Ground Zero non appena ha saputo della bocciatura del piano da parte della Camera. «Hanno paura di perdere il lavoro, di non poter pagare la scuola dei figli, o l’affitto, specie qui a Manhattan, altri temono di perdere la pensione». Forse temono più semplicemente di non poter fare la bella vita di prima? «Per trovare quelli dovete andare dall’altra parte della strada», ci risponde Terry Smith, broker dell’Amex, puntando il dito verso i piani alti di una nota finanziaria la cui sede è poco distante dalla chiesa.

«Da loro - prosegue - non avrete neanche un’ammissione di colpa». Il reverendo Bozzuti-Jones ha organizzato incontri di gruppo per aiutare le vittime di Wall Street a superare psicologicamente lo stress. «È ad affrontare le difficoltà quello su cui puntiamo», spiega padre Madigan della chiesa cattolica di St. Peter, a pochi metri dal World Trade Center. «Il carattere perverso di questa crisi è che deve ancora manifestare i peggiori effetti, specie sulla vita delle singole persone - prosegue padre Madigan mentre invita i fedeli a prendere un posto tra i banchi -. Molti di loro non sono frequentatori abituali e si vergognano un po’ a farsi avanti», spiega.

Dal grande portone laterale entrano decine di persone, c’è il manager del Nyse, lo riconosciamo dal tesserino che ha ancora sulla giacca, c’è il banchiere di Goldman, lo stesso che ogni tanto interviene sulla tv finanziaria, c’è persino il responsabile della nuova filiale Chase dove tutti si fermano a prelevare contanti all’ora di pranzo. «Molte di queste persone sono quelle che hanno vissuto l’11 settembre», ricorda il reverendo Bozzuti-Jones convinto che come quegli attacchi hanno ucciso 3 mila persone in un solo colpo, questa crisi ha ucciso finanziariamente solo a New York 10 mila persone: «Non tutti reggeranno il colpo, tra le persone con cui ho parlato in queste ore c’è già chi ha deciso di mollare. Non vogliono che New York gli porti via l’unica cosa che gli è rimasta, la fede».


DIO C’È ANCHE DURANTE LO SHOPPING – NESSUNO VA A MESSA? E LA MESSA VIENE DA TE - L’INIZIATIVA DI UNA PARROCCHIA ROMANA: LA FUNZIONE AL CENTRO COMMERCIALE – ORMAI GLI OUTLET HANNO SOSTITUITO LA PIAZZA

1 – LA MESSA ALL'IPERMERCATO
Da “Corriere.it”

«Attenzione, avvisiamo i signori clienti che alle 11,30 nella sala uno del cinema verrà celebrata la santa Messa»: domenica mattina, l'annuncio risuona come un jingle dagli altoparlanti del centro commerciale Roma Est, 210 negozi e settemila posti auto all'estrema periferia orientale della città. E, all'ora promessa, all'ingresso del multisala ecco due seminaristi, il romano Sergio e Javier, spagnolo di Saragozza, che giocano con i bambini aspettando i fedeli. «Il celebrante? È in sala, sta confessando, fra poco iniziamo ».

La prima, a memoria di fedele e di peccatore, messa cattolica mai celebrata in un centro commerciale ha come sfondo le morbide poltroncine rosse del cinema Vis Pathè: fra le file i fedeli cercheranno più tardi, non senza difficoltà, di inginocchiarsi al momento dell'elevazione. I passi dei partecipanti, una novantina — pochi ragazzi, tanti anziani e parecchie famiglie con bambini — li assorbe la moquette scura che arriva fin sotto lo schermo, su cui per l'occasione spicca un'immagine a tutta grandezza del volto del Cristo del duomo di Monreale.

Un tavolino basso e quadrato fa da altare, con una tovaglietta bianca, un piccolo crocefisso e un cero rosso di plastica come — spartanissimi — arredi sacri. Crocefisso, cero e tovaglietta erano stati portati di primo mattino in un carrello da spesa del centro commerciale, tanto per restare in tema, dai seminaristi del Seminario romano maggiore che in questi giorni aiutano i sacerdoti della parrocchia locale, la «Beata Teresa di Calcutta» di Ponte di Nona, nella Missione popolare che durerà fino al prossimo 5 ottobre.

La messa tra jeans in offerta e hamburger è stata celebrata da don Paolo Lojudice, uno dei direttori spirituali del Seminario: «Vogliamo dire anche a chi viene qui a fare shopping che sì, la loro vita, come quella di tutti noi, è caotica, andiamo tutti di corsa, ma si può sempre restare in contatto con l'Altissimo, ovunque. Ecco, magari per un laico la messa qui può essere un servizio in più offerto ai clienti, per noi è un segnale, un invito». E aggiunge don Fabio Corona, parroco di zona: «In fondo anchesan Paolo e san Pietro quando andavano nelle piazze a predicare facevano quello che stiamo facendo noi. Le piazze oggi sono i centri commerciali».

La messa al cinema sarà replicata solo domenica prossima. Ma a don Fabio piacerebbe farne un appuntamento fisso: «Stiamo valutando... È un esperimento, anche per il resto d'Italia. Vedremo come andrà e magari ne riparleremo con la direzione del centro commerciale, finora molto disponibile ». Intanto la messa volge al termine, il coro formato da tre ragazze, una chitarra e il flauto traverso suonato dal seminarista Sergio ce la mettono tutta, qualche curioso si affaccia e resta sulla porta.

Quando tutto finisce è l'una passata, fuori le famiglie affollano i ristoranti, un occhio ai carrelli già pieni, e i negozi si svuotano. Gesù cacciò i mercanti dal tempio, duemila anni dopo i suoi sacerdoti ne escono per andare al mercato: le pecorelle smarrite, in fondo, possono pascolare anche in un ipermercato.

2 - I MISSIONARI DELL’OUTLET…
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

Non tutti se ne sono accorti, ma da tempo gli outlet e i centri commerciali hanno sostituito la piazza. Così come la multisala di periferia ha preso il posto del cinema in centro, e il bar abbonato a Sky ha rimpiazzato lo stadio. Che pure la chiesa traslochi nello shop center è un'inevitabile conseguenza. Poco per volta, i luoghi dove per secoli gli italiani hanno condotto la loro vita sociale si sono svuotati.

Mondi paralleli, dove non esiste il problema della sicurezza o del parcheggio, ne hanno preso il posto, riproducendone alcune caratteristiche; come Second Life è mimesi della vita reale, così la messa al centro commerciale - con Gesù proiettato sul maxischermo e il carrello che porta le ostie e il vino - è specchio deformato della messa che in contemporanea si celebrava nelle semideserte basiliche paleocristiane e rinascimentali in una Roma abbandonata ai turisti. Il solo dubbio è se il sacerdote vada considerato come un accessorio, un optional gentilmente offerto alla clientela, o come Francesco davanti al sultano e i gesuiti di Matteo Ricci in Cina: pellegrini che predicano in partibus infidelium, tra genti straniere e da convertire.

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