L'agonia della Televisione

Ottimo corsivo di Nicoletti sulla caduta della Televisione del secondo millennio. E' ora di percorrere nuove strade nella comunicazione, addio TV generaliste, non ci mancherete. Bye, Rex

Internet risuscita la tivù (Gianluca Nicoletti per La Stampa)

La tv è morta. Non piangiamone però la scomparsa. Sappiamo che è capace di risorgere. Tutto quello che i guardiani del palinsesto pensavano di poter mettere sotto chiave, ha trovato la strada giusta.

Che gli consentirà di evadere dall’antica fortezza che sembrava inviolabile. Che il medium sia il messaggio comincia quindi ad essere un’affermazione forse da ripensare. Il messaggio può tracimare tranquillamente attraverso diversi media. Poi scomporsi e accorparsi di nuovo.


Nella serata di Santoro&amici si è vista la vecchia televisione perdersi attraverso il catetere tutta quella «vergogna» che avrebbe dovuto avere, secondo lei, necessaria ritenzione. I numeri sono ambigui, ma è senz’altro sicuro che la televisione si sia seminata per strada un bel po’ di quelle voci e volti che avrebbe preferito tenersi ben sigillati in pudibonda e silenziosa riservatezza.


Lo spettacolo del Paladozza non aveva nessun valore di rivoluzione, ma era passata l’idea che fosse «contro» e quindi ha mobilitato masse di emigranti digitali a cercare di intercettarlo ovunque transitasse, sia televisione satellitare, tv locale, radio o Internet in streaming live. Non condizionerà forse il voto nelle urne, ma è di certo un segnale d’allarme per lo stato di salute dell’egemonia televisiva.


La tv morta era vecchia; lo era strutturalmente, nel suo pensiero, nella valutazione del suo potere. È vecchia pure la maniera tradizionale di fruire del suo prodotto. Non ultimo, è decrepito il suo pubblico. Si pensi che un upgrade così banale come quello di una nuova sintonizzazione dei canali, a causa del passaggio al digitale terrestre, ha mandato in crisi battaglioni interi di abbonati tecnologicamente disagiati.


I televisivi, che hanno il controllo su tutto l’apparato referenziale, che permette al loro prodotto di sopravvivere, stanno così assistendo alla demolizione sistematica delle loro certezze. La televisione, come si è visto, può abbandonare l’hardware che l’ha tradizionalmente generata e può sparpagliare le proprie viscere ovunque qualcuno possa raccoglierle e rimetterle assieme.


La regolamentazione con il bilancino delle rappresentanze politiche in tv resterà un esercizio di pura maniera, un programma sottoposto a par condicio è già glamour quanto un Certame per appassionati latinisti. Chi non imparerà a percorrere le vie della transumanza dai pascoli asfittici della tv generalista, non avrà possibilità di farsi sentire dalla parte del paese che ancora non abbia formaldeide nelle vene.


La televisione delle mummie ha avuto la prima emorragia, anche se questa volta non si pensava certo di innovare, ma piuttosto di rivendicare il proprio posto privilegiato nel sepolcro dei faraoni.

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