Emergenza Italia o Emergenza Silvio?

Dopo un'effimera tregua, torna lo scontro che tutti auspicavamo fosse devinitivamente accantonato, una guerriglia che preannuncia effetti nefasti per questa Italia allo sbando.
Di colpo le emergenze che attanagliano il Bel Paese sono diventate quelle a tutela del Premier: Forza... mettiamoci l'anello al naso e la sveglia al collo anche stavolta... e intanto il mondo se ne va lasciandoci annaspanti come profughi su gommoni in balia delle onde della recessione mondiale.
Sarebbe bello sapere cosa ne pensa Giulio Tremonti di tutto questo. Bye, Rex


Veleni e veline

• da La Stampa del 27 giugno 2008, pag. 1

di Federico Geremicca

In fondo, si poteva prevedere. E non è che fossero poi necessarie doti particolari. Bastava ripassare un po’ la storia politica recente del Paese, per scommettere che dalla fine del dialogo alla peggiore delle guerriglie il passo sarebbe stato breve. Stavolta, è stato ancora meno che breve: è stato fulmineo. Dieci giorni fa si era ancora tutti impegnati a maledire o benedire il cosiddetto «Veltrusconi»: oggi si è già agli insulti e alle denunce penali. Il caso di giornata - e cioè la pubblicazione di nuove intercettazioni telefoniche di Silvio Berlusconi e di un po’ di suoi amici e collaboratori politici - non è che un episodio della guerriglia appena ripresa. E considerata la velocità con cui il quadro complessivo sta degenerando, si può scommettere che non solo non sarà l’ultimo, ma probabilmente non sarà nemmeno il peggiore.

Intanto, appunto, il caso di giornata. Proviamo a esprimere un’opinione, evitando ipocrisie. Fatto salvo il diritto-dovere dei magistrati di poter compiere fino in fondo e in ogni direzione il loro lavoro, e ribadito il principio secondo il quale i giornali esistono per pubblicare le notizie di cui entrano in possesso, è assai probabile che una parte del mondo politico - e soprattutto larghe fasce della pubblica opinione - non abbiano dubbi su come interpretare i fatti di ieri: un tassello della guerra appena divampata.

In due parole. Berlusconi attacca i giudici? Vara disegni di legge per limitare (troppo e male) l’uso e la pubblicazione di intercettazioni telefoniche? Riparte all’attacco dei «comunisti» e di chi li fiancheggia? Bene: e allora io - giudice sotto attacco - passo a qualcuno, prima che sia troppo tardi, un altro po’ di conversazioni private del premier e del suo entourage, così che si veda di che pasta è fatto, quali sono i suoi metodi e di che gente si circonda.

Non fosse che per questo, è evidente che la pubblicazione di queste ultime intercettazioni avvelena ulteriormente il clima, non aggiunge granché a quanto già si sapeva sul premier, sul suo stile e sulla corte che lo circonda e - infine - offre nuove munizioni e ulteriori argomenti ai fautori del «giro di vite». Non a caso, dalle file della maggioranza è tornata a levarsi alta l’invocazione di una rapida approvazione del provvedimento sulle intercettazioni già varato dal governo. Invocazione autocritica, immaginiamo: considerato che il Consiglio dei ministri ha licenziato il disegno di legge due settimane fa ma il Parlamento non ha ancora cominciato a discuterne. Nemmeno in commissione.

Detto tutto questo, non restano che due annotazioni. La prima: il dialogo che tanti avevano lodato e che aveva segnato l’avvio della legislatura si è prima incrinato sulla cosiddetta norma salva-Retequattro (una delle tv di Berlusconi) e poi spezzato sul decreto blocca-processi (perché uno dei processi a finire in naftalina riguarda appunto Berlusconi). La si veda come si vuole, insomma, ma a mandare in soffitta l’iniziale clima di confronto civile sono stati appunto i due conflitti d’interesse (tv e giustizia) che da sempre minano l’azione e la credibilità del Cavaliere: continuare a far finta che tutto vada bene e che non sia necessario un qualche intervento è inutile, oltre che assai dannoso.

La seconda annotazione: è davvero stupefacente la rapidità con la quale cambia la gerarchia delle «emergenze» del Paese. Fino a ieri erano la sicurezza, il Paese che non cresce, i salari troppo bassi, la salvezza dell’Alitalia da «mani straniere»: nel giro di due settimane, l’emergenza delle emergenze è diventata bloccare alcuni processi e mettere al riparo dalla magistratura le alte cariche dello Stato. Stupefacente. Non c’è controprova, naturalmente: ma c’è da scommettere che forse il Pdl non avrebbe vinto così largamente le elezioni di due mesi e mezzo fa se avesse proposto agli italiani un programma in cima al quale ci fossero state queste due priorità.

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