My Personal, Little, Endorsement for OBAMA


OBAMA ce l'ha fatta, sarà lui il candidato democratico a correre per la Presidenza degli Stati Uniti. Le speranze di cambiamento sono riposte in lui. La mia speranza è che lui vinca e dia veri segnali di discontinuità nella politica interna ed estera degli USA.

E niente tentazioni: tenga lontana la strega Illary e la sua mela avvelenata, il cambiamento deve essere radicale e i Clinton devono restare un ricordo. Go for Change, Rex

Io sono il cambiamento, guideremo il mondo libero

• da Il Riformista del 5 giugno 2008, pag. 2 - di Barack Obama

- ampi stralci dal discorso del Senatore Barack Obama alla serata finale delle Primarie. Martedì 3 giugno 2008. St. Paul, Minnesota -

Stanotte, dopo 54 sfide combattute duramente, la nostra stagione delle primarie si è finalmente conclusa. Sono passati sedici mesi da quando eravamo in piedi sulle scalinate dell’Old State Capitol a Springfield, Illinois. Abbiamo percorso migliaia di miglia. Milioni di voci sono state ascoltate. E per via di quello che avete detto, per via del fatto che avete deciso che il cambiamento doveva arrivare fino a Washington, poiché avete creduto che quest’anno doveva essere diverso dagli altri; poiché avete deciso di non di ascoltare i vostri dubbi e paure bensì le vostre più grandi speranze ed aspirazioni, questa sera mettiamo un punto finale ad un viaggio storico con l’inizio di un altro un viaggio che porterà un giorno nuovo e migliore per l’America. Stasera, posso stare di fronte a voi e dirvi che io sarò il candidato Democratico nominato per le elezioni del Presidente degli Stati Uniti.

Voglio ringraziare ogni americano che ci ha affiancato durante questa campagna nei giorni buoni come in quelli cattivi; dalle nevi di Cedar Rapids al sole raggiante di Sioux Falls. E stasera voglio ringraziare gli uomini e le donne che mi hanno seguito in questo viaggio candidandosi con me alla Presidenza. (...) Loro sono dei leader di questo partito, e sono leader verso i quali l’America si volterà negli anni a venire. Questo è particolarmente vero per il candidato che è andato avanti in questo viaggio più di chiunque altro.

La senatrice Hillary Clinton ha fatto storia in questa campagna non solo perché è una donna che ha fatto ciò che nessuna altra donna ha fatto prima, ma perché lei è una leader che ha ispirato milioni di americani con la sua forza, il suo coraggio ed il suo impegno per le cause che ci vedono insieme qui questa sera. (...) Ciò che fa alzare Hillary Clinton la mattina perfino di fronte a circostanze difficili è esattamente ciò che ha spinto lei e Bill Clinton a fare la loro prima campagna in Texas tanti anni fa; ciò che l’ha spinta a lavorare al Children’s Defence Fund e l’ha fatta combattere per la Salute da First Lady; ciò che l’ha condotta al senato degli Stati Uniti ed ha alimentato la sua dirompente campagna per la presidenza ed è un inflessibile desiderio di migliorare la vita degli americani medi, per quanto difficile possa essere la battaglia. (...) Quando trasformeremo la nostra politica delle energie e toglieremo i nostri bambini dalla povertà, sarà perché lei ha lavorato per far si che succedesse. Il nostro partito ed il nostro paese sono migliori grazie a lei, ed io sono un candidato migliore per aver avuto l’onore di competere con Hillary Rodham Clinton.

Ci sono persone che dicono che queste primarie ci hanno resi più deboli e divisi. Io rispondo che proprio per queste primarie, ci sono milioni di americani che hanno assegnato il loro voto veramente per la prima volta.

Un futuro migliore. Noi dobbiamo ai nostri figli un futuro migliore. Dobbiamo al nostro paese un futuro migliore. E per tutti quelli che sognano di un futuro questa sera, io dico cominciamo a lavorare insieme. Uniamoci in uno sforzo comune per dare una nuova direzione all’America. In soli pochi mesi il partito Repubblicano arriverà a St. Paul con un’agenda molto diversa. Verranno per nominare John McCain, un uomo che ha servito il suo paese eroicamente. (...) John McCain ha legittimamente pubblicizzato momenti di indipendenza dal suo partito nel passato, ma tale indipendenza non può essere il marchio di fabbrica della sua campagna. E non si tratta di un cambiamento quando decide di affiancare Gorge Bush il 95% delle volte, come ha fatto nel senato l’anno scorso. Non è un cambiamento quando offre 4 anni in più di politiche economiche di Bush che hanno fallito nella creazione di posti di lavoro ben retribuiti, oppure assicurare i nostri lavoratori, o ancora, aiutare gli americani a sostenere i costi esorbitanti del college, tutte politiche che hanno diminuito le entrate reali delle famiglie americane medie, allargato il divario tra Wall Street e Main Street, e lasciato i nostri figli con una montagna di debiti.

E non è un cambiamento quando promette che proseguirà una politica in Iraq che richieda tutto ai nostri coraggiosi uomini e donne in uniforme senza chiedere nulla ai politici iracheni, politica in cui tutto ciò che cerchiamo sono motivi per rimanere in Iraq, mentre spendiamo miliardi di dollari al mese per una guerra che in nessun modo rende più sicuro il popolo americano. (...)

Il cambiamento è una politica estera che comincia e finisce con una guerra che non avrebbe mai dovuto essere autorizzata e tanto meno ricompensata. Non me ne starò qui a far finta che esistano varie buone opzioni rimaste per l’Iraq, non sarà un’opzione lasciare le truppe in quel paese per i prossimi cent’anni, specialmente in tempi in cui la nostra situazione militare è più che tesa, la nostra nazione isolata e quasi qualunque altra minaccia nei confronti dell’America viene ignorata.

Dobbiamo stare attenti ad uscire dall’Iraq così come siamo stati noncuranti nell’entrarci, ma dobbiamo cominciare ad andarcene. E tempo per gli iracheni di assumersi le loro responsabilità per il loro futuro. (...) E tempo di riconcentrare i nostri sforzi sulla leadership di Al Qaeda in Afghanistan, e riunire il mondo per combattere le minacce comuni del 21esimo secolo: terrorismo, ed armi nucleari, cambio climatico e povertà, genocidio e malattie. Questo è un cambiamento.

Dirigere il mondo libero. Il cambiamento significa realizzare che le minacce di oggi non richiedono solo il nostro potere armamentario, ma il potere della diplomazia, sebbene una diplomazia diretta in cui il presidente degli Stati Uniti non ha paura di far sapere a qualunque piccolo dittatore che cosa pensa l’America e cosa rappresentiamo. Dobbiamo, ancora una volta, avere il coraggio e la convinzione di dirigere il mondo libero. Questa è l’eredità di Truman, Roosevelt e Kennedy. Questo è quello che il popolo americano vuole. E questo è ciò che rappresenta il cambiamento.

Cambiare significa costruire un’economia che premi non solo la ricchezza, ma il lavoro ed i lavoratori che l’hanno creata. Significa capire che le difficoltà che affrontano le famiglie che lavorano non possono essere risolte spendendo miliardi di dollari per ulteriori periodi di agevolazioni fiscali per le grosse compagnie ed i ricchi direttori generali, ma dando alla classe media un’agevolazione fiscale, investendo nelle nostre infrastrutture che pian piano si sgretolano, trasformando il nostro modo di usare l’energia, migliorare le nostre scuole e rinnovare il nostro impegno nella scienza e l’innovazione. Significa capire che le responsabilità fiscali e la prosperità condivisa possono andare di pari passo come accadde quando Bill Clinton era presidente. (...)

Questo è il cambiamento di cui ha bisogno l’America. Ed è per questo che mi sto candidando alle elezioni.

L’altra «fazione» verrà qui a settembre e vi offrirà un’altra gamma di politiche e posizioni, ed un dibattito che attendo con impazienza. E’ un dibattito al quale il popolo americano ha diritto. Ma ciò che non meritate è un’altra elezione governata dalla paura, l’allusione e la divisione. Quello che non udirete in questa campagna o da questo partito è il tipo di politiche che sfrutta la religione come leva ed il patriottismo come un randello, che vede i nostri oppositori non come competitori da sfidare, ma come nemici da demonizzare.

Ci potremmo anche chiamare Democratici e Repubblicani, ma siamo prima di tutto americani. Siamo sempre americani prima di tutto. (...)

Ho camminato a braccetto con leader della comunità nel South Side a Chicago e osservato la tensione svanire quando neri, bianchi e latinoamericani combattevano insieme per un buon posto di lavoro e buone scuole. Mi sono seduto al tavolo degli avvocati dei diritti civili e dell’applicazione della legge per proporre riforme al sistema della giustizia criminale che ha mandato 13 persone innocenti nel braccio della morte. Ho anche lavorato con amici dell’altro partito per far sì che un numero sempre maggiore di bambini ottengano l’assicurazione sanitaria e più famiglie le agevolazioni fiscali, per cercare di contenere l’espansione delle armi nucleari ed assicurarsi che il popolo americano sappia dove le loro tasse vadano a finire, e ridurre l’influenza dei lobbisti che troppo spesso hanno stabilito le priorità a Washington.

Nel nostro paese, ho viste che questa cooperazione avviene non perché siamo d’accordo su tutto, ma perché dietro tutte queste etichette e finte divisioni e categorie che ci definiscono. aldilà di tutte le piccole scaramucce e la conquista dei punti a Washington, gli americani sono rispettabili, generosi, compassionevoli ed uniti da sfide comuni e speranze comuni. (...)

Questo è il nostro momento. America, questo è il nostro momento. Questo è il nostro tempo. È il momento di voltare pagina alle politiche del passato. E il momento di apportare nuove energie e nuove idee alle sfide che affrontiamo. E’ il momento di indicare una nuova direzione al paese che amiamo.

Il viaggio sarà difficile. La strada sarà lunga. Io affronterò questa sfida con profonda umiltà, e consapevole dei miei limiti. Ma la affronto anche con una fede illimitata nelle capacità del popolo americano. Perché, se vogliamo lavorarci sopra, combattere per esso, e crederci, allora sono assolutamente certo da questa generazione in poi, saremo capaci di guardarci indietro e dire ai nostri figli che questo è stato il momento in cui abbiamo cominciato a provvedere ai malati e a dare lavoro ai disoccupati, questo è stato il momento in cui l’aumento dei livelli delle acque ha cominciate a rallentare ed il nostro pianeta a guarire; questo è stato il momento in cui abbiamo messo fine ad una guerra e messo in sicurezza la nostra nazione risanando la nostra immagine come l’ultima e miglior speranza sulla terra. Questo è stato il momento - questo è stato il periodo - in cui siamo riusciti insieme a rifare questa grande nazione così che si possa riflettere il meglio di noi ed i nostri più alti ideali. Grazie, che Dio vi benedica, e che Dio benedica l’America.

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