Cina e Birmania: due facce della stessa medaglia

Anche oggi non riesco a non indignarmi… quanta ipocrisia nelle relazioni politiche internazionali.

Ci vorrebbe coerenza e fermezza, gli accordi commerciali sono importanti, ma i diritti umani non si barattano. Bye, Rex


Ah già, Tienanmen

• da Il Giornale del 4 giugno 2008, pag. 1 - di Filippo Facci

Le poltrone per indignarsi con Mugabe e con Ahmadinejad sono già tutte occupate: rimanendo in zona Fao, se proprio vi annoiate, potete sempre prendervela con un cinese. E’ facile: sono tanti, basta prendere un delegato a caso. Ricordategli che la scorsa notte era il diciannovesimo anniversario del massacro di Piazza Tienanmen, quando il 4 giugno 1989 il regime di Pechino represse nel sangue la protesta di studenti e lavoratori. Ricordategli che vi furono da 2600 a 3000 morti e un numero imprecisato di feriti, ma che le autorità cinesi, ancor oggi, definiscono quegli eccidi come «sommosse controrivoluzionarie» Ditegli che ci sono circa duecento persone, a distanza di 19 anni, incarcerate per quei fatti. Informatelo che molti familiari delle vittime, ancor oggi, subiscono pressioni o vengono periodicamente arrestati, tanto che per spostarsi debbono ottenere dei permessi speciali. Rammentategli magari dello studente Fan Zheng, un ragazzo che nel 1989 fu amputato di ambedue le gambe sotto un carroarmato: la polizia, a distanza di 19 anni, continua a reinterrogarlo. Spiegategli che ogni 4 giugno le famiglie di Tienanmen piangono i loro morti, ma le loro case sono sorvegliate affinché restino in perfetto silenzio. Spiegategli che la parola Tienanmen, in Cina, non puoi neppure digitarla in internet, nei motori di ricerca: perché ti arrestano.


Birmania flagellata, decisione choc: "Via le navi Usa con il carico d'aiuti"

• da La Stampa.it del 4 giugno 2008


L’esercito americano ha ordinato oggi alle sue navi cariche di derrate e di equipaggiamenti di aiuto umanitario in attesa al largo delle coste birmane di levare l’ancora dopo che la giunta militare ha rifiutato il permesso di sbarcare per portare soccorso alle vittime del ciclone Nargis.

Il comandante in capo per il Pacifico, l’ammiraglio Timothy Keating, ha dato l’ordine all’Uss Essex e alle navi che l’accompagnano di lasciare domani le acque birmane dopo che sono state respinte dal governo birmano quindici richieste di autorizzazione.

I media statali birmani hanno riferito che la giunta militare teme una invasione americana per impadronirsi dei depositi di petrolio del paese. La giunta vieta anche agli elicotteri militari dei paesi vicini ed amici di posarsi sul suolo birmano. Un mese dopo il devastante passaggio del ciclone Nargis, le Nazioni Unite ritengono che oltre un milione di birmani non ha ancora ricevuto alcun aiuto d’emergenza.

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