Bravo Giulio!

Forza Giulio, dimostraci che i pregiudizi nei tuoi confronti sono obsoleti, sono pronto a fare da cassa di risonanza alle tue iniziative se continuerai su questa strada... se poi iniziassi anche a parlare nuovamente di LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE... diventeresti il nostro porta bandiera.

Moderazione del Precariato, Ripresa delle Liberalizzazioni, Maggiore Giustizia Sociale, Aumento dei Salari: queste le nostre richieste. Bye, Rex


Il Tremonti laburista può aprire un ciclo

da Il Riformista del 4 giugno 2008, pag. 4

«Non voglio fare il no global, ma è possibile che chi ha perso tanto con i prodotti derivati ora voglia rifarsi con la speculazione sul petrolio», ha detto ieri GiulioTremonti dal Lussemburgo rilanciando l’ipotesi di una Robin Hood tax sui petrolieri che, neanche a farlo apposta, riecheggia fin nel nome quella Tobin tax che è stata per anni cavallo di battaglia dei movimenti altermondialisti.

Tremonti, ovviamente, non è Casarini. Non c’era bisogno di precisarlo. Ma chi pensava che le sue fortune editoriali antimercatiste fossero un diversivo accademico che sarebbe presto finito a fare ornamento sugli scaffali deve cominciare a ricredersi. Tremonti ha deciso di interpretare questa sua terza esperienza di governo calandosi fino in fondo nella parte, se non del no global, certo in quella di ministro laburista, peraltro coerentemente con la base sociale working class che ha premiato il centrodestra in molte zone del paese. E il bello è che la linea di Tremonti non ha nulla a che spartire con la «nuova stagione» di dialogo tra i poli. Anzi, è particolarmente interessante proprio perché ne ribalta alcuni presunti dogmi. In sostanza, Tremonti spiega che l’ingrediente principale per un governo che vuole agire senza bruciare consenso non è il «clima», ovvero la concertazione, bensì la capacità di rappresentare le istanze del proprio elettorato parlando al contempo a quello avversario. Questa è l’azione che tutti i governi europei più fortunati degli ultimi decenni - di destra o di sinistra - hanno intrapreso per aprire un ciclo duraturo, ed è operazione che non passa dalla cooptazione dell’opposizione o dalla cattura della sua benevolenza, bensì dalla capacità tutta politica di ridisegnare identità, profilo e programma della propria parte per sfondare in campo ostile. E l’ammirazione sempre meno contenuta che larghi settori della sinistra mostrano verso l’azione del nuovo Tremonti è potenzialmente la medesima che un pezzo di elettorato democrat potrebbe esprimere domani nell’urna elettorale se questo tremontismo dovesse affermarsi come la cifra politica principale del Berlusconi ter.


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