Processi nel Congelatore... e subito!

Chi dice il falso? Chi sta facendo i reali interessi della Giustizia e del Popolo Italiano? Non saranno centomila i processi stoppati, ma rimane il fatto che il caos è dietro l'angolo e forse qualcuno vuole proprio questo. Bye, Rex


CENTOMILA PROCESSI NEL CESTINO – LA RABBIA DEI MAGISTRATI PER LA “LEGGE SALVASILVIO”: SI POTRÀ PROCEDERE PER LA CESSIONE DI UNO SPINELLO, NON PER LO STUPRO DI UNA RAGAZZA DA PARTE DI UN CLANDESTINO…

Francesco Grignetti per “La Stampa

«Centomila processi finiranno chiusi in armadio». E’ drastica la reazione dell’Associazione nazionale magistrati all’approvazione, in Senato, dell’emendamento slitta-processi. Il centrodestra però procede spedito. Voto al mattino e l’emendamento tanto contestato, che ha visto uscire dall’Aula i senatori Pd e Idv alla maniera dell’Aventino, si avvia a diventare legge. Così come sull’uso dei militari a supporto della polizia. Al mattino è davvero scontro incandescente tra maggioranza e opposizione. Litigano Maurizio Gasparri e Anna Finocchiaro.

Lui, sarcastico: «Ci sono più persone del Pd in quest’Aula che elettori del Pd in Sicilia». Lei, tetra: «Berlusconi poteva essere uno statista... Forse riuscirà ad evitare questa sentenza, ma ha senz’altro perso una grande occasione di rinnovamento dell’Italia». L’unica a non uscire è Emma Bonino, ma soltanto «perché voglio ricordarmi bene la foto di questa pagina buia».

E se ne vanno sbeffeggiati dal leghista Federico Bricolo: «Se voi state dentro o fuori dall’aula per noi cambia poco, tanto cambieremo questo Paese alla faccia vostra». A sera, però, il clima torna più disteso, al punto che i due schieramenti votano assieme alcune norme proposte da Giuseppe Lumia, Pd. «Sono state recuperate - dice - le nostre proposte sull’aggressione ai patrimoni».

A questo punto i magistrati paventano conseguenze catastrofiche. Entrano nello specifico: «Si potranno fare processi per la cessione gratuita di uno spinello ma non per lo stupro di una ragazza ad opera di un clandestino». «Invito il ministro della Giustizia - dice Gioacchino Natoli, vicepresidente dell’Anm e storico pm palermitano - a farsi un giro in una qualsiasi cancelleria di tribunale. Scoprirà che ciò che appare possibile sulla carta, è impossibile nella realtà. Nei tribunali si lavorerà un anno solo per inviare fax agli avvocati».

«Ci rifiutiamo di credere che si sospendano centomila processi per fermarne uno solo - gli fa eco il segretario generale, Giuseppe Cascini -. Sarebbe grave: continuiamo a pensare che la cosa pubblica è un bene che va tutelato. E rammentiamo a tutti che l’uso privato di pubblici poteri non è consentito dalla legge e dalla Costituzione».

«Ci spieghino tutta questa fretta», dice ancora il presidente, Luca Palamara. E pensare che i giudici ancora non avevano digerito le nuove norme sulle intercettazioni che, «se approvate, avrebbero l’effetto di ridurre drasticamente le possibilità di contrasto nei confronti della criminalità».

L’affondo di Berlusconi sta arroventando di nuovo i rapporti tra politica e giustizia. A Milano, la sua istanza di ricusazione nei confronti del giudice Nicoletta Gandus è finita sul tavolo del sostituto procuratore generale. Si chiama Laura Bertolè Viale. Un’altra donna tosta che non ha perso tempo nel formulare il suo parere. Contrario. «Inammissibile perché tardiva», ha scritto. Dato che gli interventi della Gandus risalgono al 2006, la Bertolè Viale trova che sia un po’ curioso che gli avvocati del premier se ne accorgano solo ora. E comunque non ravvede la «inimicizia grave».

Parere non vincolante, per carità. Sarà la corte d’appello a decidere. Tanto basta a irritare Nicolò Ghedini, deputato Pdl, principale consigliere giuridico del premier e suo avvocato personale: «Solo a Milano - dice - può accadere di ricusare un giudice perché ha svolto attività di contrasto politico contro il premier in carica e scoprire che a chiedere la inammissibilità della richiesta sia un magistrato che tale comportamento condivideva. La realtà supera ogni fantasia».

Già, perché anche la Bertolè Viale, secondo Ghedini, è una nemica politica. In tale feroce scontro, i dirigenti dell’Anm ci si sentono tirati per i capelli. «Singole vicende - dicono - non possono trascinare l’intera magistratura su un terreno di contrasto con altre istituzioni. Esprimiamo solidarietà ai colleghi di Milano. La libertà di critica non diventi denigrazione dei singoli magistrati perché diventa delegittimazione dell’intera magistratura. Ne va dell’equilibrio dei poteri».

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