Avanzi Preziosi

Una volta non si buttava nulla, il cibo era sacro e c'erano mille modi per rendere commestibili (se non più buoni) gli avanzi dei pasti. Oggi invece un terzo della spesa finisce nel cassonetto, è assurdo!! Basta sprechi, take a look! Rex
La grande cucina insegna che nel marcio c'è del buono
Quando si faceva di necessità virtù non tutto il male veniva per nuocere, ma a dirlo oggi che siamo nell'era dell'iperigienismo e della paura, si rischia grosso. Eppure alcune prelibatezze nacquero proprio da cibi scaduti, spesso dimenticati e poi ritrovati sotto altre forme.



PAOLO MASSOBRIO per La Stampa
Quando si faceva di necessità virtù non tutto il male veniva per nuocere, ma a dirlo oggi che siamo nell'era dell'iperigienismo e della paura, si rischia grosso. Eppure alcune prelibatezze nacquero proprio da cibi scaduti, spesso dimenticati e poi ritrovati sotto altre forme.

Sono innumerevoli i casi dei caci, primo fra tutti il Gorgonzola, sublimazione del formaggio italiano, ma frutto – si narra – della dimenticanza di un casaro innamorato che ritrovò il frutto della sua cagliata, migliore di quanto potesse immaginarsi. E dire che era stata intaccata da muffe. Anche la birra nacque da un caso 6 mila anni fa per opera dei Sumeri. E dal ritrovamento di un bassorilievo si suppone che il processo di fermentazione sia partito da un cereale macinato, lasciato per sbaglio ad inumidire. Ma se è per questo anche vini come il Madeira o le nostre Vernaccia di Oristano e Marsala rappresentano una contraddizione, giacché l'alterazione del vino che deriva dal contatto con l'aria porta a una corruzione del liquido. In questi diviene un pregio. Bisognerebbe anche sondare che farne di un Barolo decrepito, come quello del 1952 assaggiato poche sere fa: era maderizzato, ma decisamente appetibile con un'aringa. Tempo scaduto anche per la salsa Worcester voluta nel 1835 dall'ex governatore del Bengala, nostalgico di un condimento assaggiato in India. Chiese a due farmacisti di realizzarne uno simile, ma la miscela risultò improponibile. Salvo poi accorgersi che dopo 3 anni la salsa era gradevolissima: nel 1838 usciva la prima bottiglietta a marchio Lea&Perrins.

E i crauti, frutto della fermentazione, ancora una volta casuale del cavolo? Oppure la brovada friulana che vede come protagonista la rapa? Si potrebbe continuare all'infinito, senza dimenticare lo yogurt o la colatura di alici, frutto della sapienza dei monaci benedettini che non concepivano sprechi. E se la bagnacaoda è una questione di onore in Piemonte, più d'uno l'ha fatta risalire all'antico «garum» che Plinio il Vecchio definì «liquido di pesce marcio»: un condimento base della cucina romana, composto di interiora di pesce fatte macerare in olio con varie erbe.

Certo oggi i rischi dell'empirismo sono maggiori, ma la verità è che si conosce molto meno – nonostante internet - che ai tempi di Plinio il Vecchio. Le statistiche confermano che un terzo della spesa viene gettata nel cassonetto, per il semplice fatto che non c'è più un sapere comune sulla conservazione degli alimenti. Si demanda tutto a una data di scadenza, dopo aver fatto la spesa una volta la settimana, usando il frigorifero come un armadio. Sul fondo cosa sarà rimasto?

Anche il pane viene gettato, e questo è proprio il segno dei giorni nostri. E dire che le principali ricette della grande cucina italiana nascono dalla fame e dal recupero degli avanzi. Anche qui l'elenco sarebbe sterminato: dalla cougnà alla seupa a la vapelenentse, dai capusei mantovani ai canederli alla pappa al pomodoro. Basta sprecare!

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