Rescued from a Chilean mine

Finalmente salvi! Il mondo intero ha seguito la vicenda dei minatori cileni rimasti intrappolati per più di due mesi nelle viscere della terra. Il 9 settembre vi avevo postato alcune foto, colme di tensione, che testimoniavano l'ansia e la frenesia dei lavori per salvare i nostri eroiPoi però le cose sono cambiate, i mass media  hanno trasformato per l'ennesima volta questa vicenda straziante in un evento circense, ieri c'erano almeno quattromila giornalisti nella zona degli scavi, pronti ad assaltare i reduci appena sbucavano fuori dal buco, reduci che ora saranno spremuti come limoni, proprio come dei partecipanti ai reality show. Ho cercato di immedesimarmi: se fossi stato per più di due mesi in un cunicolo sotto terra, appena uscito avrei voluto vedere solo i miei cari ed essere accarezzato dalla luce del sole, come una lucertola appena nata. E voi, con quei microfoni... tornate da dove siete venuti, sciacalli che non siete altro! Anche stavolta il mio pensiero coincide con quello di Gramellini, a voi il suo corsivo e le foto della festa! Bye, Rex
Post del 9 set: http://www.rextnt.com/2010/09/trapped-in-chiles-mine.html
Il minatore nascosto (Massimo Gramellini per La Stampa)
Sono il trentaquattresimo minatore intrappolato da mesi in fondo al deserto cileno dell’Atacama. Di me nessuno sa nulla: mi sono nascosto bene.
Oggi i miei trentatré compagni usciranno da qui. Poveretti. Sottovalutano quel che li aspetta. A me non fanno paura le televisioni giapponesi che hanno pagato a peso d’oro il diritto di perlustrare fino all'ultima ruga le nostre reazioni. E neppure i reporter che sventaglieranno i microfoni sotto il naso dei reduci, chiedendo loro «qual è il suo primo desiderio, adesso?». Che tu ti levi dalle scatole, zecca appiccicosa.

Non mi scandalizza neanche la bramosia dei parenti, che ci hanno già venduti in esclusiva a qualche talk show, nel quale andare a raccogliere gli applausi e i sospiri di un pubblico che si risveglia dal coma emotivo solo quando gli sbattono in faccia un caso estremo. No, io mi nascondo dal dopo. Quando tutte le interviste saranno esaurite e le curiosità esaudite. Quando l’ultima figlia avrà rotto l’iPod gentilmente offertole da Steve Jobs, l’ultimo cognato sarà tornato dalla partita gentilmente offertagli dal Real Madrid e l’ultima moglie si sarà stufata di accompagnarci nelle crociere gentilmente offerteci da mezzo mondo. Quando tutto ma proprio tutto verrà archiviato e sarà chiaro che a nessuno interessavamo come persone, ma solo come fenomeni da baraccone: «Ci dica, cosa si prova a stare là sotto?». Una sensazione sincera di pace, se vuoi proprio saperlo. Per questo io non mi muovo. E aspetto. Che gli altri trentatré, finito il giro di giostra, ritornino giù.





Rescued from a Chilean mine (by the Big Picture)

Over two months have passed since the August 5th collapse of the San Jose mine near Copiapo, Chile, when 33 miners were trapped 700 meters (2,300 ft) below ground. The men were kept alive over that time by supplies delivered through narrow holes drilled down to them, and kept hope through video conferences with family - until last night, when the first of the 33 miners was successfully lifted to the surface in a specially-designed rescue capsule. Friends and relatives, many of whom had camped nearby for months, slowly let their cautious optimism become joy as they were reunited with their loved ones. As of this writing, at 9:30 pm, Eastern time, all of the 33 men have now made it safely to the surface. (49 photos total - CLICK!)

Post più popolari