Realtà Parallele Svaligiate

Non ho costruito fattorie, ho provato a crescere un cucciolo virtuale (si chiamava Rexy) ma l'ho subito abbandonato al suo destino. Però ho perso tempo, molto tempo, per tirare su la mia squadra di calcio virtuale: prima Hattrick (era il 2003) e ora Sokker (dal 2007) mi hanno contagiato e tutt'ora è uno dei miei passatempi preferiti. Ho speso soldi ed energie per riuscire a fare il Manager e Allenatore della mia Squadra (Rex Dragons) e se qualche hacker all'improvviso me la distruggesse... credo farei una strage! Detto questo... posso affermare con certezza che non alleno giocatori virtuali (che chiamo per nome) per sentirmi più amato, ma per passione e per il gusto della competizione! Buon Approfondimento, Rex
Poltrone e tovaglie di pixel per sentirsi più amati
(GIANLUCA NICOLETTI per La Stampa)
La signora siciliana non riesce a darsi pace per le virtual-camerette che le hanno svaligiato. Un crudelissimo pirata informatico ha fatto bottino delle sue poltroncine, dei tovagliati in pizzo, di vetrinette e chincaglierie. Così le è stato demolito ogni orgoglio da «cyber bricolage», a lei che a 44 anni si era rifugiata in quel bel quartierino per fughe domestiche costruito in Facebook.
"Mi hanno svaligiato la casa su Facebook"
Donna gioca mesi a "Pet society" Dopo il furto arrivano i magistrati

Poltrone e tovaglie di pixel per sentirsi più amati
(GIANLUCA NICOLETTI per La Stampa)

La signora siciliana non riesce a darsi pace per le virtual-camerette che le hanno svaligiato. Un crudelissimo pirata informatico ha fatto bottino delle sue poltroncine, dei tovagliati in pizzo, di vetrinette e chincaglierie. Così le è stato demolito ogni orgoglio da «cyber bricolage», a lei che a 44 anni si era rifugiata in quel bel quartierino per fughe domestiche costruito in Facebook.

La nostra derubata è, infatti, sicuramente fuori standard rispetto a ogni stereotipo di smanettone compulsivo, eppure è un campione rappresentativo di quel formidabile zoccolo duro di donne e di uomini, nemmeno più tanto giovani e scavezzacollo, che contribuiscono ogni giorno a rafforzare il nostro primato mondiale di fuoriclasse del «social networking».
Una massaia che considera la sua casa delle bambole ancor più vera di una casa vera. Figlia di quella generazione intermedia di umani che hanno avuto abbastanza tempo per provare tedio per il mondo concreto, ma sono riusciti a capire, ancor prima dei cyborg nativi digitali, che i sogni impossibili, in mancanza di meglio, possono essere evocati in Rete come ectoplasmi consolatori.

Ecco perché anche un arredamento fatto di pixel può far parte delle sicurezze di un essere umano. È una maniera per socializzare in forma più completa con i propri invitati di chat, per raccontarsi, per dimostrare gusto, sensibilità, desiderio segreto di mettersi in gioco dentro realtà parellele. Può anche accadere... Soprattutto se il quotidiano è pieno di solitudini, che si consumano tra mobili di formica e truciolato.

"Mi hanno svaligiato la casa su Facebook"

Donna gioca mesi a "Pet society" Dopo il furto arrivano i magistrati
Uno choc. È tornata a casa e l’ha trovata vuota. Il divano di marca, l’idromassaggio e le conchiglie, l’acquario, il tavolo da biliardo, la parete attrezzata, gli specchi. Non c’era più nulla. Niente quadri sui muri, tappeti e tende acquistate con gusto e ricercatezza. Hanno portato via anche il cordless di ultima generazione. Due anni di sacrifici volati per colpa di un hacker. Sì, perché il «colpo» subìto da Paola Letizia, 44 anni, una palermitana che lavora al Pubblico registro automobilistico, è stato virtuale come virtuale era la sua casa costruita in uno dei giochi di Facebook più noti: «Pet society». Paola non si è rassegnata, si è rivolta agli avvocati Mauro Torti e Ivano Natoli e ha presentato una denuncia: la Procura di Palermo ha aperto un’indagine e adesso la polizia postale dà la caccia al pirata che si è introdotto nell’account di posta elettronica della donna e le ha «svaligiato» la casa virtuale. Un’abitazione che esiste solo sul social network, ma che la protagonista di questa vicenda da terzo millennio considera un’autentica proprietà. Sette stanze arredate in stile moderno con un gatto, anch’esso virtuale, che lei aveva chiamato Blue Cat, e che è rimasto solo. Già, il ladro-hacker, nell’appartametno vuoto, ha lasciato solo lui.

Il pm Marco Verzera aveva chiesto l’archiviazione del caso, ma i legali si sono opposti e il gip Fernando Sestito ha imposto la prosecuzione delle indagini per «introduzione abusiva e aggravata» nella corrispondenza elettronica e nelle attività ad essa collegate: un reato punito con l’articolo 615 e che prevede una pena da uno a cinque anni. All’impiegata hanno rubato la password e violato l’account di posta elettronica, passaggio obbligato per andare alla sua casetta di Pet Society. Un vero e proprio furto perché l’hacker ha lavorato per ore - come i topi d’appartamento - rubando oggetti comprati con la carta di credito. Costo complessivo: circa cento euro.

«Per arredare la casa bisogna frequentare negozi virtuali - spiega Paola Letizia - di arredamento, abbigliamento, per articoli da regalo. È un gioco, ma poi ti prende, perché all’inizio è una casa spoglia, nuda e tu, frequentandola e facendola visitare dagli amici, acquisisci il diritto di arricchirla, di aumentare le stanze, di farle più grandi e più belle, di fare e di scambiare regali con gli amici». Un modo per socializzare, sia pure davanti a uno schermo e a una tastiera, perché ci si scambia le visite, si fanno commenti, complimenti, critiche. «Ora mi viene da ridere - dice ancora la protagonista - ma quando ho visto che tutto quello che avevo nelle mie stanze era stato portato via, ci sono rimasta malissimo. Perché per più di un mese non sono riuscita a usare la mail, né facebook e nemmeno ho potuto giocare con Pet Society. E poi perché mi sono sentita come se qualcuno avesse violato la mia vita privata, le mie abitudini, le ore trascorse in una realtà virtuale che sentivo profondamente mia».

Gli avvocati Torti e Natoli intendono andare fino in fondo. Hanno evitato l’archiviazione e sottoporranno la loro assistita a una perizia psicologica: «Dimostreremo - dice Mauro Torti - che ha affrontato una vera e propria sofferenza. Per quanto paradossale è anche questa la società di oggi».

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