Eroi Post Moderni

imgA quanto pare non sono il solo ad aver fatto questi "cattivi pensieri" sulla vicenda dei minatori cileni, abbiamo assistito a un vero "Mercato delle Vacche". Un'altra delle cose che si era notata ieri è l'aspetto degli eroi: dopo due mesi sottoterra mi aspettavo di vedere qualcosa che assomigliasse a Gollum del Signore degli Anelli, invece erano puliti, sbarbati e persino con il taglio dei capelli fresco fresco... ma che avevano installato il primo beauty center a 700 metri di profondità? E il pensiero corre al nostro amico degli anni '80, Alfredino di Vermicino... lui si povera vittima di una tecnologia insufficiente, rimasto incastrato fatalmente in un piccolo pozzo infame, che sfiga. Take a look, Rex
1- ECCO I VINCITORI E VINTI DEL PRIMO REALITY UNDERGROUND IN MONDOVISIONE E INTERNET - 2- IL QUOTIDIANO TEDESCO “BILD”, LA SETTIMANA SCORSA HA INVIATO GIÙ NELLA MINIERA UN CONTRATTO DA 32.000 € IN CAMBIO DELLE DICHIARAZIONI DI UN MINATORE PER 72 ORE - 3- COME UN DRAMMA CHE HA SVELATO LA SCARSITÀ DI MISURE DI SICUREZZA NELLE MINIERE DI RAME DEL CILE È STATO TRASFORMATO IN UN EVENTO MEDIATICO PLANETARIO - 4- CI ASPETTAVAMO FACCE EMACIATE, BARBE LUNGHE, MUFFA UMANA CHE TENTAVA DI RIPRENDERE VITA. I 33 MINATORI CILENI SONO SPUNTATI DAL SOTTOSUOLO CON IL RANGO CHE ORMAI LORO COMPETE, STAR PLANETARIE PRONTE A UNA VITA NUOVA. IN PASSERELLA, PULITI E SERENI DAVANTI A TELECAMERE COLLOCATE CON MAESTRIA: ALL’IMBOCCATURA DEL POZZO TRA IL PRESIDENTE DEL CILE E LA MOGLIE DI TURNO (by Dagospia)
1- CHI VINCE E CHI PERDE NELLA STORIA DEI MINATORI INTRAPPOLATI
PRIMO MINATORE ESTRATTO DALLA MINIERA
- L'incidente della miniera di San José ha focalizzato l'attenzione sulla scarsità delle misure di sicurezza nelle miniere del Cile, primo produttore al mondo di rame. Ma ha anche mostrato la maturità di un'industria che possiede la tecnologia e l'esperienza necessaria per gestire uno dei salvataggi più complicati della storia.
- Ecco chi vince e chi perde in questa storia:
VINCITORI
DAL FONDO DELLA MINIERA CILENA
Il presidente SEBASTIÁN PIÑERA: ha visto crescere la sua popolarità da quando si scoprì che i minatori erano ancora vivi. Aveva seguito un percorso accidentato di basse manovre governative che hanno fatto infuriare i familiari dei minatori e il pubblico che osservava la tragedia. Ma ora il milionario che si è fatto da solo sta per beneficiare della sua rinnovata popolarità, approvando una legge molto controversa che aumenta le tasse alle compagnie minerarie straniere che operano in Cile
L'impresa mineraria CODELCO: controllata dallo stato, è la maggior produttrice mondiale di rame. La perizia degli esperti e la dimostrazione delle risorse utilizzate può far sì che l'opinione pubblica si convinca che deve rimanere in mano pubblica (Piñera e il suo governo avevano parlato della possibilità di vendere una quota di Codelco per aumentarne l'efficienza e ridurre i costi).
LOBO PALLEGGIA
I LEADER SINDACALI: dopo la grande paura, ora i cileni hanno maggior coscienza dei pericoli che i minatori devono affrontare quotidianamente, il che potrà permettere un miglioramento delle condizioni lavorative e degli stipendi. I minatori cileni sono tra i più pagati in Sudamerica, e questa immagine rafforzata gli darà un ancora maggiore potere contrattuale in futuro.
VINTI
I RESPONSABILI PUBBLICI DEL SETTORE MINERARIO: hanno dato l'idea di essere poco preparati a prevenire e gestire l'incidente. Tante sono state le critiche che Piñera ha dovuto licenziare il massimo dirigente.
RAUL BUSTOS SALUTA
LE MINIERE PICCOLE E MEDIE: Il governo si è affrettato a chiuderne a dozzine subito dopo l'incidente, per ragioni di sicurezza (per evitare che un'altra catastrofe facesse media statistica mentre il mondo aveva gli occhi puntati sul Cile). Accusano Piñera di averle punite per errori del governo.
I PROPRIETARI DELLA MINIERA: la Compañía Minera San Esteban Primera è legalmente responsabile per l'incidente. Attualmente sta facendo una verifica interna per capire se dichiarare bancarotta. La miniera, vecchia un secolo, ha una lunga scia di incidenti dietro di sé. I familiari hanno chiesto 10 milioni in risarcimenti, mentre i pubblici ministeri chiederanno i danni per via penale.
LA FELICITA DI RICHARD VILLAROEL
32.000 EURO PER UN'ESCLUSIVA
http://bit.ly/dpZW91
- Ci sono 2.000 giornalisti accreditati nell'accampamento di Esperanza, sopra la miniera di San José. I primi a spingere per ottenere interviste esclusive dei familiari dei minatori furono i giapponesi, seguiti subito da quelli del quotidiano tedesco "Bild", che la settimana scorsa ha inviato giù nella miniera un contratto da 20 milioni di pesos cileni (32.000 €) in cambio delle dichiarazioni di un minatore per 72 ore.
- Erano partiti dalla metà di questa somma, poi contrattando hanno raggiunto i 32.000 €. Un minatore molto esperto in 3 mesi forse riesce ad arrivare a 2.000 €. È chiara quindi l'attrattiva di una simile offerta.
- Un giornalista britannico e una collega brasiliana sono andati venerdì a casa di Ariel Ticona, che è diventato padre mentre era bloccato sottoterra. Sua moglie, Elisabeth Segovia, era con la bambina, battezzata con il nome di Esperanza per espresso desiderio del marito. I due giornalisti hanno chiesto ad Elisabeth se, appena emerso il marito dalla miniera, nella zona riservata ai familiari e vietata ai reporter, gli avrebbe potuto fare una foto del momento in cui avrebbe visto la figlia per la prima volta. "Certo, rispose, ma la foto poi andrà a chi offrirà di più".
IL CAPITANO DELLA SQUADRA LUIS URZUA ULTIMO MINATORE ESTRATTO
- E questo tipo di contrattazioni è avvenuto con tutte le famiglie, alcune passive, altre molto attive nel chiedere somme per feste di bentornato, confessioni riservate, servizi fotografici in casa...
2- MINATORI CILENI, UNO SHOW PLANETARIO
Rocco Cotroneo per Corriere della Sera
Ci aspettavamo facce emaciate, barbe lunghe, muffa umana che tentava di riprendere vita e chissà quanti intoppi meccanici. Ci avevano garantito che un telone di plastica al posto giusto avrebbe coperto la vergogna, l'intimità da riconquistare, le barelle che correvano verso elicotteri e ambulanze a motore acceso.
Invece i 33 minatori cileni sono spuntati dal sottosuolo con il rango che ormai loro compete, star planetarie pronte a una vita nuova. In passerella, puliti e sereni davanti a telecamere collocate con maestria: all'imboccatura del pozzo tra il presidente del Cile e la moglie di turno; e persino 620 metri sotto, nella stazione di arrivo del siluro Fénix. Sala di attesa per l'imbarco, tranquilla, hanno distribuito i numerini. Uno show senza precedenti, più forte degli addii dalle case dei reality, dove pubblico e parenti consolano e fanno finta di esultare.
TUTTI SALVI
Non ci hanno tolto però l'emozione. Impossibile, perché la perfezione teutonica del rescate ha colpito assai più di una banale pellicola con intoppo a dieci minuti dalla fine. Perché il sollievo era atteso, ma non certo. Perché comunque è una grande impresa, tecnologica e umana, e anche le tonnellate di retorica non riescono a ridurne la portata.
Appena 200 metri di pietre e sabbia separavano il luogo dell'«operazione San Lorenzo» - recintato a dovere - dalla cittadella Esperanza, dove 3.000 persone tra parenti, poliziotti e giornalisti hanno passato la notte della liberazione. Molto freddo, vento, ultimo quarto di luna e il cielo terso del deserto, nonostante la grande illuminazione.
INNO NAZIONALE
Fino a quando non è apparsa la Fénix, finalmente issata in piedi, con i colori della bandiera cilena, la grata per respirare e le ruote di scorrimento - e poi il minuscolo tombino a fianco, identico a quelli che siamo abituati a vedere in città - non si era capito davvero cosa significhi finire imbottigliati per dieci, quindici minuti scivolando nelle viscere della Terra.
Per questo Mano Gonzalez, il primo volontario dell'esercito a scendere nel cunicolo per organizzare il salvataggio, è stato applaudito quanto i minatori. «Suerte, e riportaci i ragazzi!», gli ha gridato il presidente cileno Sebastian Piñera, prima che la grande ruota issata sulla gru iniziasse a girare lentamente, segnalando che il primo viaggio della Fénix era iniziato.
SALVATAGGIO DEI MINATORI
A mezzanotte e dieci minuti, esattamente come annunciato alla vigilia, il campo è esploso di gioia per il primo arrivo. Avevano scelto Florencio Ávalos per entrare nella storia, 31 anni, né troppo giovane nè troppo vecchio, solido nel fisico e nella testa. Otto anni in miniera e una buona capacità di risolvere eventuali guai alla macchina.
DAL FONDO DELLA MINIERA CILENA
E hanno scelto bene. Florencio è uscito dalla gabbia perfettamente pettinato e rasato, un accenno di sorriso, alto e forte, un ragazzone con la faccia da militare «missione compiuta». Non aveva una parte scritta, come alcuni usciti dopo, nè era diventato personaggio nei 69 giorni di esposizione in sua assenza. Quando Florencio è stato liberato dall'imbragatura si è capito che tutto il cerimoniale era già saltato. Altro che incontri intimi al riparo dalla morbosità dei media.
IL SITO DI ESPERANZA
Il figlio Byron, otto anni, che era stato buono e tranquillo con il caschetto bianco in testa a fianco del presidente, gli si è lanciato addosso in lacrime, con un palloncino tricolore in mano. Poi è toccato alla moglie e infine a Piñera. Abbraccio lungo da vecchi amici. Scommessa vinta per il presidente, domani popolarità alle stelle. Non si è mosso da qui il presidente, riposando solo a spizzichi in un container. Sua la frase della giornata: «La vera ricchezza del Cile non è il rame, ma i nostri minatori».
LA GABBIA USATA PER FAR SALIRE I MINATORI IN SUPERFICIE
Infine, per rispettare almeno il protocollo sanitario, Ávalos si è sdraiato su una barella per arrivare all'ambulatorio da campo. Ma avrebbe potuto arrivarci saltellando. Tutto tranquillo in confronto al trattamento subito dagli altri parenti di Ávalos rimasti all'accampamento, costretti a restare per ore sotto una tenda assediati da centinaia di telecamere, pronte a cogliere il minimo sospiro del conto alla rovescia, dopo la millesima domanda sempre uguale, «cosa prova in questo momento?». Alla fine le autorità, sempre rompendo le regole prestabilite, li hanno salvati con un gran regalo: anche loro avrebbero potuto salire sulla collina per vedere Florencio.
TERZO MINATORE
Poi è toccato a Mario, a Juan, al boliviano Carlos e via via per tutta la notte e l'intera giornata di ieri. Non ha chiuso occhio l'accampamento, l'intero Cile davanti alla tv e altre centinaia di milioni di spettatori nel mondo. Oggi, in mattinata in Italia, dovrebbero essere fuori tutti i 33 e i volontari scesi ad aiutare. Le valigie le avevano già fatte e spedite lungo il tubo della salvezza, quello da 12 centimetri di diametro che per due mesi ha garantito cibo, ossigeno, acqua, le raccomandazioni da terra e l'amore dei propri cari: nei giorni scorsi ognuno aveva rimandato in superficie piccoli effetti personali e souvenir dall'inferno.
IL PRESIDENTE CILENO E LE SQUADRE DI SALVATAGGIO
La capsula Fénix ha funzionato alla perfezione, e si è fermata solo a tratti per piccole manutenzioni. Dall'ospedale di Copiapò arrivano conferme a quanto si è visto in diretta: i minatori già ricoverati stanno quasi tutti bene e fremono per tornare a casa. Piccoli problemi alla pelle e ai denti verranno risolti con il tempo. Ora tocca ad ognuno di loro decidere: restare sotto i riflettori e magari guadagnarci qualcosa, oppure tornare felici nell'anonimato.
ALFONSO AVALOS PRIMO MINATORE ESTRATTO CON LA FAMIGLIA
Il Cile si esalta e con ragione. E' sua la tecnologia e suoi gli uomini dell'impresa. E' un piccolo Paese che non cessa di fare notizia, quasi sempre in positivo. Quest'anno compie 200 anni di storia e ha appena piegato ad ordinaria amministrazione un terremoto con tsunami 178 volte più potente di quello di Haiti: appena 500 morti perché le case erano costruite bene, e la ricostruzione sta già finendo. Ci metterà assai più tempo per ridurre a oblio il panico e l'allegria della miniera nel deserto.

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