Separazioni all'Italiana

Due facce della stessa medaglia: chi si trova nella condizione di separato, sempre più spesso finisce in condizioni di povertà, costretto ad andare alle mense della Caritas. Altri invece speculano sulla normativa e fingono di separarsi per sfruttare le agevolazioni fiscali. In questo Paese non ci sono misure eque... c'è solo chi ci rimette ingiustamente o chi ci guadagna senza pudore. Bye, Rex
Per chi l'avesse perso, il link alla terza faccia della medaglia, le pari opportunità dei padri: http://www.rextnt.com/2010/09/le-pari-opportunita-dei-padri.html
Ottocento mila nuovi poveri, l'80 per cento sono papà separati

Finte separazioni per pagare meno tasse
Ottocento mila nuovi poveri, l'80 per cento sono papà separati Aumentano i poveri italiani: sono 8,3 i milioni di persone che nella vita di tutti i giorni hanno difficoltà persino a fare la spesa. Lo rende noto un rapporto della Caritas e della Fondazione Zancan che smentisce quello dell'Istat secondo il quale sarebbero «solo» 7.810.000.
Secondo l'associazione matrimonialisti italiani (Ami) tra questi ci sarebbero 800 mila nuovi poveri, 80% uomini e 20% donne, scesi al di sotto della soglia della povertà a causa di separazioni e divorzi. Un fenomeno drammatico che colpisce anche chi guadagna 2000 euro al mese che deve rinunciare al 70% dello stipendio per il mantenimento dei familiari e della casa coniugale. A Milano sono 50 mila i separati che vivono da clochard e a Roma 90 mila. Frequentano le mense della Caritas, fanno la fila per un piatto di pasta, dormono in auto, da amici o tornano dalla mamma.
Secondo l'Ami «urge una politica nazionale per garantire alle migliaia di padri di famiglia sul lastrico alloggi e sostegni economici e psicologici».
Fonte: Style.it

Finte separazioni per pagare meno tasse Sono sempre più i coniugi che, per pagare meno tasse, decidono di percorrere la strada della falsa separazione matrimoniale. Nel «gioco» fiscale delle detrazioni, una famiglia monoreddito può così realizzare una sorta di quoziente familiare “fai da te”, con un risparmio anche notevole in termini di Irpef, al quale si aggiunge la possibilità di trasformare una seconda casa in «abitazione principale» con ulteriori sconti fiscali. A rivelare il fenomeno è l’Associazione per la legalità e l’equità fiscale (Lef) che descrive i meccanismi e propone di aumentare i controlli, introducendo la tracciabilità per il pagamento degli assegni di mantenimento. «Vi sono coppie - è scritto nel sito - che si dividono sulla carta per pagare meno Irpef, ma anche coppie che vivono insieme, ma non si uniscono in matrimonio per non perdere vantaggi fiscali o comunque legati ai servizi sociali». Naturalmente è necessario che l’importo del reddito unico sia significativo per determinare il risparmio d’imposta. Nel caso di una famiglia con due figli e un imponibile monoreddito di 80.000 euro il risparmio può arrivare fino a 5.000 euro. Prima della separazione il marito pagava imposte per 29.170 euro. Se invece attua una finta separazione nella quale dichiara di dare un mantenimento di 20.000 euro alla moglie ridurrà il proprio carico fiscale a 60.000 euro. Poi passando anche un assegno per i figli consentirà di riapplicare le detrazioni a carico che sopra i 75.000 euro di reddito si azzerano. La famiglia di finti separati nella nuova situazione dovrà presentare due dichiarazioni: il marito su 60.000 euro di reddito, la moglie su 20.000 euro. Alla fine - per il meccanismo della tassazione progressiva - il risparmio sarà di 4.519 euro: dai 29.170 euro pagati in precedenza dal marito si scende ai 24.651 euro versati in modo separato dai due coniugi. A questo si aggiungeranno altri benefici: la casa tenuta «a disposizione» potrà essere ora considerata «abitazione principale», tanto che non pagherà nemmeno l’Ici e otterrà anche una riduzione della Tassa sui rifiuti.
L’associazione prende le distanze da questo comportamento «contrario a qualsiasi principio di legalità», anche se sembra una anticipazione del quoziente familiare di cui ormai si discute da decenni. Così auspica «su tali fattispecie una intensificazione dei controlli da parte dell’Amministrazione finanziaria». Una soluzione - propone - potrebbe arrivare subordinando la deducibilità degli assegni di mantenimento alla effettività del suo pagamento, magari tramite un assegno o un bonifico «in modo da scoraggiare in radice comportamenti anomali e da facilitare i controlli del fisco sulla reale destinazione ed utilizzazione delle somme».
Fonte: IlSecoloXIX.it

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