Le Elezioni dei Tifosi


Come spesso accade, la politica si interessa di faccende calcistiche soprattutto in tempo di elezioni. La crisi Lazio entra a gamba tesa nella bagarre delle regionali e tutta l'area di destra si è mobilitata per risolvere lo spinoso problema "allenatore". Come giustamente dice Gramellini nel corsivo di oggi, anche questi saranno problemi, ma muoversi in massa per evitare l'emorragia dei voti dei tifosi che ricattano uno dei candidati...
Si può decidere chi votare solo in base alla tutela di una Società di calcio, seppure la prima della Capitale? Saluti pensierosi, Rex




La democrazia dei tifosi (di Massimo Gramellini - La Stampa)
È bastato che i tifosi della Lazio minacciassero da tutte le radio private di non votare più la Polverini alle Regionali perché la politica si mobilitasse con una rapidità che altrimenti le è ignota. Da Alemanno a Storace fino all’entourage del presidente Fini, l’intera destra romana ha esercitato pressioni sull’allenatore Reja per convincerlo a rompere il contratto con l’Hajduk Spalato e accorrere al capezzale della squadra malata, dato che «è inaccettabile che la Lazio vada in serie B», come ha dichiarato il sindaco laziale di Roma.

Inaccettabile, capito? Alla faccia dei sindaci delle altre città italiane, che le retrocessioni le hanno sempre accettate, e pure i fallimenti. Inaccettabile per motivi di ordine pubblico, ebbe a riconoscere anni fa Berlusconi, e adesso elettorale. Che si sappia, dunque: con i nemici dello Stato non si tratta, ma con i tifosi che minacciano di non andare a votare sì. Preso atto del potere formidabile della lobby capitolina, come cittadini non resta che augurarci che i tifosi della Lazio abbiano a cuore anche gli ospedali, le scuole, il lavoro. Il giorno che si lamenteranno di quello, e non solo del loro presidente Lotito, forse i politici si batteranno per darci finalmente un Paese, oltre che un allenatore, migliore.


Se questo è lo stato della democrazia, e lo è, mi viene un pensiero che non condivido: evviva il suffragio universale, una testa un voto, ma a patto che dentro la testa ci sia qualcosa.

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