L'incivilità dei nostri costumi

Anche oggi vi consiglio il corsivo di Gramellini, da leggere annuendo mestamente con il capo. Siamo nell'era delle pubbliche relazioni, per fare carriera basta sapersi vendere bene, la meritocrazia può attendere. Buona Lettura, Rex

Relazioni pericolose (di Massimo Gramellini - La Stampa)

Ma che mestiere fanno questi Anemone, questi Tarantini, questi nuovi personaggi del bestiario italiano che per comodità giornalistica vengono chiamati imprenditori, anche se in vita loro non hanno mai prodotto neppure un bottone? Vendono un pacchetto di piaceri, dal festino alla gita in idrovolante, ottenendo in cambio dei favori. E rappresentano l’aspetto illegale della mutazione genetica che ha investito la nostra società: il predominio delle pubbliche relazioni. Intendiamoci.

Saper trattare col prossimo è sempre stata una qualità importante Ma adesso è diventata pressoché esclusiva e si è allargata a tutti i settori. Non riguarda più soltanto i venditori in senso stretto, perché chiunque voglia migliorare la propria posizione deve diventare venditore: di se stesso. A fare carriera infatti non è il più preparato, e tanto meno il più adatto, ma il più bravo a intessere rapporti personali. Fra uno che vanta un bel curriculum e un altro che possiede una rubrica di indirizzi fornita, chi verrà premiato? Fra un professionista che passa le serate a studiare i documenti e uno che le trascorre in cene di lavoro, chi otterrà gli incarichi di maggior prestigio?

Il secondo, ovviamente, il quale assume quello bravo affinché gli svolga il lavoro che poi lui andrà a vendere in giro come suo. Ma un sistema in cui le persone che ricoprono ruoli di responsabilità dedicano le migliori energie alle relazioni invece che ai prodotti è superficiale e mediocre: due aggettivi che ben si adattano, purtroppo, alla civiltà dei consumi.

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