Sfida Tibetana alla Censura Cinese

Siamo tutti Tibetani, non dimentichiamo la lotta di un popolo che chiede solo di essere ascoltato e di non vedere distrutta una cultura millenaria. Mi auguro che Barak Obama riceva presto il Dalai Lama, sarebbe un segnale forte per dare il via a una maggiore pressione su Pechino, la Democrazia e i Diritti Umani non prevedono sconti sull'altare di lucrosi accordi di scambio commerciali. Rome wasn't build in a day, Rex

"Tu cinese, io tibetano Vuoi chattare con me?" (da La stampa del 5 febbraio 2010 di Valeria Fraschetti )

Negli Internet café di Dharamsala si sfida la censura e il governo di Pechino continua a giocare a fare il sordo, si può sempre tentare di trovare ascolto nel suo popolo. È con questa convinzione e con sei computer a disposizione che da una stanzetta di Dharamsala, a pochi passi dalla residenza in esilio del Dalai Lama, alcuni rifugiati tibetani tentano di instaurare con i cinesi quel dialogo che il loro capo spirituale cerca senza successo da oltre cinquant`anni. Un lavoro di cyber-diplomazia, in
pratica. E corre sui siti cinesi di instant messaging e social network andando a scovare internauti disposti a sentir parlare di Tibet, «genuina autonomia» e diritti umani.

«Ci accusano di essere spie»

«Ciao, voglia di chattare?», digita Dorjee sulla sua testiera. «Uomo o donna?», rispondono da Shanghai. «Uomo», «No, grazie». La maggior parte dei frequentatori dei siti cinesi di Msn e Skype, o dei popolarissimo QQ, cerca l`amore, non la politica. Quando capiscono che dell`altra parte si vuole parlare della questione tibetana, spesso passano al turpiloquio.«Come minimo ci accusano di fare il doppio gioco e danno del separatista al Dalai Lama», racconta Dorjee, arrivato in India dalla sua madrepatria a nove anni. Come i suoi undici colleghi, tutti tra i 25 e i 35 anni, Dorjee gestisce più conversazioni contemporaneamente dalla sua postazione decorata con una cartolina del Nobel perla pace. «Bisogna iniziare col parlare di cose personali e scivolare poi verso argomenti sociali e politici», svela il ragazzo che a volte non usa il mandarino ma l`inglese, «perché molti in Cina hanno voglia di praticarlo e se sono maschi almeno non troncano la comunicazione istantaneamente».

Un cinese su 5 è interessato.

Ognuno nel suo ufficio riesce a contattare una cinquantina di persone al giorno: in media solo in cinque mostrano interesse la causa tibetana. In quei casi s`invia loro un software da scaricare con cui poter circuire la grande muraglia digitale di Pechino. E, poi, articoli di attualità sui diritti umani in Cina, libri in formato digitale sulla storia del Tibet, link ai blog dei dissidenti. «Cerchiamo solo di fornire ai cinesi degli strumenti alternativi per informarsi» spiega Thubten Samdup, rappresentante del Dalai Lama a Londra. E stato lui a creare nel 2006 l`«Online Outreach Office» per cercare di rendere più popolare l`idea di un`autonomia tibetana tra i cinesi nella speranza che un giorno influenzino la politica di Pechino. Un`impresa che costa circa 50 mila dollari all`anno e che Samdup vuole espandere negli altri paesi - «anche in Italia» - che ospitano i 200 mila tibetani della diaspora.

II totale: ottomila contatti
Per ora gli internauti di Dharamsala sono riusciti a stabilire ottomila contatti in rete. Ma la loro è una missione ciclopica: gli utenti in Cina sono quasi 400 milioni e il lavoro è rallentato dalla gimcana senza posa a cui la censura li costringe. Nonostante chattino con almeno dieci avatar diversi, ogni settimana i loro account vengono bloccati. Quasi tutti i loro genitori sono rimasti in Tibet e di rilasciare cognomi o mettersi in posa per chi fa loro visita non se ne parla. In più, quando dall`altra parte capo della chat c`è qualcuno ricettivo ai nostri temi, «quel che spesso trapela è un senso d`impotenza» verso lo stato cinese. E allora da Dharamsala li pregano di avere «fiducia nel potere del popolo», di portare pazienza. Perché, come del resto ricorda Samdup, «neanche Roma è stata costruita in un giorno». Intanto, dopo uno stallo di 15 mesi del dialogo, questa settimana gli inviati del Dalai Lama sono rientrati da Pechino, pare, con responsi positivi dalle autorità.

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