The Millionaire

Ho rimediato a un errore: non avevo visto The Millionaire. L'avevo superficialmente giudicato un film che non meritava la visione al cinema, credevo che la storia fosse banale e non credevo che Danny Boyle potesse superarsi. Invece i bambini protagonisti del film sono deliziosi e la storia è avvincente, quasi impossibile da etichettare, il ritmo è incalzante: si ride, si resta in tensione, si tifa per i protagonisti e ci si commuove.
Ho visto e rivisto il film per inquadrare meglio i personaggi e gli intrecci, per chi non l'avesse già fatto... provate anche voi! Buona visione, Rex


The Millionaire

di Cristina Borsatti

l’India di ieri, di oggi e di domani attraverso la metafora di un gioco a quiz. Il regista di Trainspotting dosa gli ingredienti bollywoodiani e realizza un piccolo miracolo. Uno script scritto dall’autore di Full Monty

Ama far correre i suoi personaggi verso la vita o verso la morte il regista inglese Danny Boyle. Correva il giovanissimo Ewan McGregor ancora sui titoli di Trainspotting ed è una corsa a perdifiato quella che ci catapulta dentro la sua ultima favola, il film della maturità, il più vibrante. Sotto le abbacinanti luci di uno studio televisivo c’è Jamal, se risponderà esattamente all’ultima domanda di Chi vuol esser milionario? vincerà 20 milioni di rupie. Ma come ha fatto un ragazzo cresciuto nelle baraccopoli di Mumbai (Bombay) ad arrivare fin lì? Facendo perno sull’ottimo script di Simon Beaufoy (già sceneggiatore di Full Monty), Boyle - coadiuvato, per le riprese in India, da Loveleen Tandan - realizza un piccolo miracolo. Alterna passato, presente e futuro di un’India che al pari del protagonista cresce in fretta, costretta a imparare le regole del gioco rapidamente. Conosce solo ciò che ha vissuto Jamal. La polizia lo crede un imbroglione. Per la gente come lui è l’emblema di un riscatto. Ogni risposta esatta apre un potente squarcio sulla sua vita e su quella di oltre venti milioni di persone, sulla nostra.

Si esce sbalorditi dalla visione di The Millionaire, una commedia, un thriller, un mélo, una favola. Attori sconosciuti in Occidente, ingredienti bollywoodiani. Un masala (mistura di spezie e sapori della cucina tradizionale) movie che sospende l’incredulità attraverso la forza del dramma e un ritmo che toglie il respiro. Come accade a Bombay Hollywood (da cui la celebre etichetta): amori contrastati, inseguimenti, cattivi d’ogni genere, cambiamenti di sorte e fatali coincidenze. Tutto mitigato dalla commedia, dalla musica e dal ballo (restate oltre i titoli di coda). Inconfondibili sono stile e approccio alla regia di Danny Boyle, cineasta incline ai cambiamenti di rotta, che con mano felicissima ha attraversato i generi approdando a questo inno alla vita. Anche qui lo sguardo è semplice ma ricercato, ossessionato dai bagni pubblici, dai soldi e dai treni, capace di passare con sublime leggerezza dal riso al pianto.

Recensione: filmTV.it

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